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Rosa Luxemburgo ✆ Valeria Palumbo
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◆ Nous ne pouvons
plus maintenant avoir aveuglément confiance, come Rosa, dans la spontanéité de
la classe ouvrière, et les organisations se sont écroulées. Mais Rosa ne
puisait pas sa joie et son pieux amour à l’égard de la vie et du monde dans ses
espérances trompeuses, elle les puisait dans sa force d’âme et d’esprit. C’est
pourquoi à présent encore chaucun peut suivre son exemple — Simone Weil
Riccardo Bellofiore / Sono passati ormai quasi cent’anni da
quando, nel gennaio del 1919, Rosa Luxemburg venne assassinata. L’immagine che
di lei hanno avuto ed hanno i suoi avversari, di ieri e di oggi, è semplice
abbastanza da poter essere sintetizzata in un’espressione efficace come
“Rosa la sanguinaria”. Ma anche le immagini che di lei hanno dominato e
dominano tra chi dovrebbe averne più a cuore la memoria – penso ai marxisti di
questo secolo, e a un certo femminismo – sono a volte talmente semplificate da
risultare ancora meno accettabili.
Si prenda, per esempio, un articolo di Margarethe von
Trotta, regista di un film su Rosa Luxemburg. La regista tedesca sintetizzava
l’eredità della rivoluzionaria polacca nell’amore, nell’incapacità di odiare,
nel rifiuto della violenza. Non si potrebbe immaginare certo nulla di più
lontano da “Rosa la sanguinaria”. Già
nel film, peraltro, la Luxemburg vi appare come una pacifista, amante della
natura, che patisce la divisione tra politica e sentimenti, precocemente oltre
il femminismo nella convinzione di una maggiore positività delle relazioni
femminili.