"No hay porvenir sin Marx. Sin la memoria y sin la herencia de Marx: en todo caso de un cierto Marx: de su genio, de al menos uno de sus espíritus. Pues ésta será nuestra hipótesis o más bien nuestra toma de partido: hay más de uno, debe haber más de uno." — Jacques Derrida

"Los hombres hacen su propia historia, pero no la hacen a su libre arbitrio, bajo circunstancias elegidas por ellos mismos, sino bajo aquellas circunstancias con que se encuentran directamente, que existen y les han sido legadas por el pasado. La tradición de todas las generaciones muertas oprime como una pesadilla el cerebro de los vivos. Y cuando éstos aparentan dedicarse precisamente a transformarse y a transformar las cosas, a crear algo nunca visto, en estas épocas de crisis revolucionaria es precisamente cuando conjuran temerosos en su auxilio los espíritus del pasado, toman prestados sus nombres, sus consignas de guerra, su ropaje, para, con este disfraz de vejez venerable y este lenguaje prestado, representar la nueva escena de la historia universal" Karl Marx

11/8/14

Il vampiro nei “Grundrisse” | Vita e morte nel lavoro

Luca Cangianti   |  Chissà quali letture o quali eventi avranno spinto Marx nel 1858, durante la febbrile scrittura dei Grundrisse, a far riferimento alla figura del vampiro. In questi famosi quaderni d’appunti il filosofo afferma che “Nel capitale viene posta la perennità del valore… caducità che passa – processo – vita. Ma questa capacità il capitale l’ottiene soltanto succhiando di continuo l’anima del lavoro vivo, come un vampiro” (Marx, 1986, XXX, 34). Sono molti gli studi di epistemologia che hanno messo in luce il ruolo della metafora nella scienza. Essa applicando una struttura nata in un contesto (il vampirismo ad esempio) a un altro (il capitalismo) non si riduce a un dispositivo letterario, ma assume funzioni direttamente cognitive. Grazie alle metafore orientiamo le nostre future ricerche, stabiliamo correlazioni e azzardiamo previsioni (Sismondo, 1996, 127-144). Che la metafora capitale/vampiro sia a tutti gli effetti costitutiva della teoria del plusvalore e dello sfruttamento è testimoniato inoltre dalla dialettica tra il lavoro vivo, costituito dagli esseri umani lavoratori, e da quello morto, cristallizzato nei mezzi di produzione, cioè nel capitale: “Il lavoro vivo si presenta come puro mezzo per valorizzare il lavoro materializzato, morto, per permearlo con un’anima vivificante e perdervi la propria” (Marx, 1986, XXIX, 397).

Prima di Marx, la dialettica tra vita e morte è affrontata nell’Estetica di Hegel. In questa opera la vita è definita come l’idea, come organico che pone in sé, sopporta e supera la contraddizione. La vita in Hegel è connessa ai concetti di totalità, assoluto, automovimento, unità dialettica di soggettività e oggettività, di finito e infinito. Di contro la natura inorganica è statica, “morta” e “non conforme all’idea” (Hegel, 1976, 138). Se quindi la vita è idea, e di conseguenza, trionfo della ragione dialettica, unificante e infinita, la morte è la negazione di tale infinità e unità. La morte è connessa infatti con la categoria dell’intelletto che genera “vuote, morte forme di pensiero” (Hegel, 1988, 863). Solo la totalità è vita, il membro è vivo in quanto legato all’organismo, la singola parte staccata dal tutto è invece morta.

Ma attenzione. In Hegel il tòpos fantahorror dello scienziato pazzo creatore di mostri ha il suo omologo nel filosofo che non integra dialetticamente vita e morte, finito e infinito, ragione e intelletto, generando così il “cattivo infinito”. Esso è un infinito meramente numerico, è “l’infinito dell’intelletto”, “il perpetuo dover essere”, “la negazione del finito che non riesce a liberarsi… da questo” (ibidem, 144). Si produce così un “progresso all’infinito” che “non è che il ripetersi dello stesso, un solo e medesimo noioso avvicendamento di questo finito e infinito” (ivi). Tale circolo vizioso può essere rappresentato come composizione anfibia, estrinseca, di vita e morte, come logica paradossale delmorto che non vive e che è perciò condannato a una non vita immortale.

Se proiettiamo questi ragionamenti sulla figura del vampiro, possiamo dire che egli neghi il finito della morte senza poter affermare compiutamente, attraverso la morte stessa, l’infinito della vita. Questo mancato superamento della contraddizione tra vita e morte lo condanna a succhiare ciclicamente sangue ai finiti umani, riproducendo la sua condizione in eterno.
In Marx la logica del vampiro pur essendo animata dalla dialettica hegeliana tra vita e morte, non produce il cattivo infinito, la mera riproduzione dell’identico. Il vampirismo del lavoro morto ai danni di quello vivo genera un’onda epidemica che aumenta il numero delle vittime, condannate a rimaner tali senza trasformarsi esse stesse in vampiri – a differenza della tradizione folklorica e letteraria. Il capitale come sistema sociale preso nel suo complesso non si riproduce come un qualcosa d’identico, ma assume le fattezze della vita, sviluppandosi in cicli spiraliformi costellati di fasi di crescita, di crisi e di collasso. Se per Marx il capitale è un vampiro, d’altra parte è anche vita, idea, “sistema organico”, “totalità” in cui “ogni elemento posto è in pari tempo un presupposto” (Marx, 1986, XXX, 209). Insomma per Marx il capitale è un organismo vivo, anche se è costretto a trarre sostentamento da un’entità a lui contrapposta, il lavoro salariato. Quello conficcato nelle viscere del modo di produzione capitalistico è un morto vivente. La parte morta del vampiro marxiano è costituita dal lavoro materializzato, accumulato, ma tale morte è continuamente negata mediante il processo di estrazione del plusvalore. Morte e vita nel capitale sono integrati dialetticamente.
Lo scenario cui ci mette di fronte Marx assomiglia alle coltivazioni di esseri umani presenti in Matrix. Per dar luogo al processo nutritivo del capitale, i corpi dei lavoratori vengono intubati, collegati tra loro e con la “morta oggettività” del lavoro passato incorporato dal sistema delle macchine. Il lavoratore collettivo è “asservito a una volontà estranea e a un’intelligenza estranea… risulta avere la sua unità spirituale fuori di sé, così come nella sua unità materiale è subordinato all’unità materiale delle macchine, del capitale fisso, che come un mostro animato oggettiva il pensiero scientifico e di fatto rappresenta il momento di sintesi” (Marx, 1986, XXIX, 406).

La metafora del vampiro oltre a essere costitutiva della principale teoria marxiana, è anche capace di illustrare il meccanismo profondo della riproduzione del dominio. Nel modo di produzione capitalistico questo si basa sull’invisibilità dello sfruttamento generato dallo scambio tra forza-lavoro e salario. Tale transazione oscura l’utilizzo della forza-lavoro oltre il tempo necessario alla sua riproduzione. Gli strumenti conoscitivi costruiti dai paradigmi dominanti di molte scienze sociali stentano in tali condizioni a dar conto degli aspetti più salienti e drammatici della realtà contemporanea, crisi in primis. Simulando un accento straniero, Bram Stoker in Dracula fa dire al cacciatore di vampiri Van Helsing: “Voi non permettere a vostri occhi di vedere e a vostre orecchie di udire, e tutto quanto è fuori di vostra vita quotidiana non riguarda voi. Non credete che sono cose che voi non potete capire e che tuttavia esistono? E che alcuni vedono cose che altri non possono?” Il dominio del vampiro è possibile anche grazie al fatto che nessuno crede alla sua esistenza.

Note bibliografiche

Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 1960, Fenomenologia dello spirito, La Nuova Italia.
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 1988, Scienza della Logica, Laterza.
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 1976, Estetica, Einaudi.
Marx, Karl, 1986, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica (Grundrisse), Opere, XXIX-XXX, Editori Riuniti.
Sismondo, Sergio, 1996, Science without Mith. On constructions, Reality, and Social Knowledge.


◆ El que busca, encuentra...

Todo lo sólido se desvanece en el aire; todo lo sagrado es profano, y los hombres, al fin, se ven forzados a considerar serenamente sus condiciones de existencia y sus relaciones recíprocasKarl Marx

Not@s sobre Marx, marxismo, socialismo y la Revolución 2.0

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Dino Greco: In difesa del marxismo — Sollevazione
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Bernardo Coronel: ¿El marxismo es una ciencia? — La Haine
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Entrevista a Juan Geymonat: Por un marxismo sin citas a Marx — Hemisferio Izquierdo
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Entrevista a Michael Heinrich: El Capital: una obra colosal “para desenmascarar un sistema completo de falsas percepciones” — Viento Sur
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Jorge L. Acanda: "Hace falta una lectura de Marx que hunda raíces en las fuentes originarias del pensamiento de Marx" — La Linea de Fuego

— Notas sobre Lenin y la Revolución de Octubre
Guillermo Almeyra: Qué fue la Revolución Rusa — La Jornada
Jorge Figueroa: Dos revoluciones que cambiaron el mundo y el arte — La Gaceta
Gilberto López y Rivas: La revolución socialista de 1917 y la cuestión nacional y colonial — La Jornada
Aldo Agosti: Repensar la Revolución Rusa — Memoria
Toni Negri: Lenin: Dalla teoria alla pratica — Euronomade
Entretien avec Tariq Ali: L’héritage de Vladimir Lénine — Contretemps
Andrea Catone: La Rivoluzione d’Ottobre e il Movimento Socialista Mondiale in una prospettiva storica — Marx XXI
Michael Löwy: De la Revolución de Octubre al Ecocomunismo del Siglo XXI — Herramienta
Serge Halimi: Il secolo di Lenin — Rifondazione Comunista
Víctor Arrogante: La Gran Revolución de octubre — El Plural
Luis Bilbao: El mundo a un siglo de la Revolución de Octubre — Rebelión
Samir Amin: La Revolución de Octubre cien años después — El Viejo Topo
Luis Fernando Valdés-López: Revolución rusa, 100 años después — Portaluz
Ester Kandel: El centenario de la Revolución de octubre — Kaos en la Red
Daniel Gaido: Come fare la rivoluzione senza prendere il potere...a luglio — PalermoGrad
Eugenio del Río: Repensando la experiencia soviética — Ctxt
Pablo Stancanelli: Presentación el Atlas de la Revolución rusa - Pan, paz, tierra... libertad — Le Monde Diplomatique
Gabriel Quirici: La Revolución Rusa desafió a la izquierda, al marxismo y al capitalismo [Audio] — Del Sol

— Notas sobre la película “El joven Karl Marx”, del cineasta haitiano Raoul Peck
Eduardo Mackenzie:"Le jeune Karl Marx ", le film le plus récent du réalisateur Raoul Peck vient de sortir en France — Dreuz
Minou Petrovski: Pourquoi Raoul Peck, cinéaste haïtien, s’intéresse-t-il à la jeunesse de Karl Marx en 2017? — HuffPost
Antônio Lima Jûnior: [Resenha] O jovem Karl Marx – Raoul Peck (2017) — Fundaçâo Dinarco Reis
La película "El joven Karl Marx" llegará a los cines en el 2017 — Amistad Hispano-Soviética
Boris Lefebvre: "Le jeune Karl Marx": de la rencontre avec Engels au Manifeste — Révolution Pernamente

— Notas sobre el maestro István Mészáros, recientemente fallecido
Matteo Bifone: Oltre Il Capitale. Verso una teoria della transizione, a cura di R. Mapelli — Materialismo Storico
Gabriel Vargas Lozano, Hillel Ticktin: István Mészáros: pensar la alienación y la crisis del capitalismo — SinPermiso
Carmen Bohórquez: István Mészáros, ahora y siempre — Red 58
István Mészáros: Reflexiones sobre la Nueva Internacional — Rebelión
Ricardo Antunes: Sobre "Más allá del capital", de István Mészáros — Herramienta
Francisco Farina: Hasta la Victoria: István Mészáros — Marcha
István Mészáros in memoriam : Capitalism and Ecological Destruction — Climate & Capitalism.us