- Et exultabunt ossa humiliata
Jacques Bidet |
Si potrebbe essere tentati di cominciare da alcuni frammenti veementi
del Capitale1, che denunciano l’incorporazione del lavoratore alla
macchina e il commercio di «carne umana»2. Se vogliamo comprendere fino in
fondo l’invenzione biopolitica di Marx e la rivoluzione teorica che
essa comporta, però, dobbiamo abbordare la questione da lontano, e considerarla
nel suo intero dispiegamento concettuale, economico-politico. Marx si proponeva
di produrre una teoria della società «moderna» (o anche, secondo i suoi
termini, «borghese», o «capitalista»), o quantomeno di fornire un contributo a
una tale ricerca. Considerava la sua opera maggiore, Il Capitale, come uno
degli elementi di una costruzione più larga, che avrebbe dovuto articolarsi in
tutto un insieme di «libri». Questa teoria appartiene al progetto designato con
il nome di «materialismo storico», ovvero, per riprendere il termine
delle Annales, a un progetto di «storia totale», capace di prendere
unitariamente in considerazione la dimensione economica, politica, culturale ed
ecologica. I concetti che essa elabora articolano queste diverse facce della
realtà sociale. Per quanto insufficiente possa esserne la realizzazione (e non
c’è da meravigliarsene, visto ciò che se ne “sapeva” all’epoca), si tratta al contempo
di una «storia globale», nel senso che si è stato recentemente attribuito a
questo termine. Marx aveva di mira diverse prospettive di «lunga durata»,
diverse storicità. E, più specificamente, diverse storicità del corpo,
relative ai diversi modi della sua attualità.