- Il 21 febbraio 1848 a Londra viene pubblicata la prima edizione del "Manifesto del partito comunista" di Marx e Engels. Nel fare gli auguri di buon compleanno vi proponiamo l'introduzione di David Harvey all'edizione americana del 2008
Estatua de Marx y Engels en el Parque Fuxing, Shanghai, China |
David Harvey | Il Manifesto
del Partito Comunista del 1848 è un documento straordinario, ricco di
intuizioni, di significati e di opportunità politiche. Milioni di persone in
tutto il mondo – contadini, lavoratori, soldati, intellettuali e professionisti
di ogni sorta – vi sono negli anni state toccate ed ispirate. Non solo ha reso
il dinamico mondo politico-economico del capitalismo più facilmente
comprensibile, ma ha spinto milioni di tutti i ceti sociali a partecipare
attivamente nella lunga, difficile e apparentemente interminabile lotta
politica per alterare il cammino della storia, per fare del mondo un posto
migliore attraverso il loro sforzo collettivo. Ma perché ripubblicare oggi il
Manifesto? Può la sua retorica creare ancora l’antica magia che creava un
tempo? In quali modi può parlarci oggi questa voce del passato? Hanno i suoi
appelli alla lotta di classe ancora senso?
Mentre possiamo non avere il diritto, come Marx ed Engels
scrissero nella loro Prefazione all’edizione del 1872, di alterare
ciò che già da allora era diventato un documento storico chiave, abbiamo
entrambi il diritto e l’obbligo politico di riflettervi sopra e se necessario
reinterpretare i suoi significati, di interrogare le sue proposte, e soprattutto
di agire sugli spunti che vi traiamo.
Certamente, come Marx ed Engels avvertono, “l’applicazione
pratica dei principi dipenderà, come il Manifesto stesso dichiara, ovunque e in
ogni momento dalle condizioni storiche” (e aggiungerei geografiche) “esistenti
nel dato momento”. Ci troviamo