2/3/14

Buon compleanno al Manifesto di Marx e Engels

  • Il 21 febbraio 1848 a Londra viene pubblicata la prima edizione del "Manifesto del partito comunista" di Marx e Engels. Nel fare gli auguri di buon compleanno vi proponiamo l'introduzione di David Harvey all'edizione americana del 2008
Estatua de Marx y Engels
en el Parque Fuxing,
Shanghai, China
David Harvey  |  Il Manifesto del Partito Comunista del 1848 è un documento straordinario, ricco di intuizioni, di significati e di opportunità politiche. Milioni di persone in tutto il mondo – contadini, lavoratori, soldati, intellettuali e professionisti di ogni sorta – vi sono negli anni state toccate ed ispirate. Non solo ha reso il dinamico mondo politico-economico del capitalismo più facilmente comprensibile, ma ha spinto milioni di tutti i ceti sociali a partecipare attivamente nella lunga, difficile e apparentemente interminabile lotta politica per alterare il cammino della storia, per fare del mondo un posto migliore attraverso il loro sforzo collettivo. Ma perché ripubblicare oggi il Manifesto? Può la sua retorica creare ancora l’antica magia che creava un tempo? In quali modi può parlarci oggi questa voce del passato? Hanno i suoi appelli alla lotta di classe ancora senso?

Mentre possiamo non avere il diritto, come Marx ed Engels scrissero nella loro Prefazione all’edizione del 1872, di alterare ciò che già da allora era diventato un documento storico chiave, abbiamo entrambi il diritto e l’obbligo politico di riflettervi sopra e se necessario reinterpretare i suoi significati, di interrogare le sue proposte, e soprattutto di agire sugli spunti che vi traiamo.

Certamente, come Marx ed Engels avvertono, “l’applicazione pratica dei principi dipenderà, come il Manifesto stesso dichiara, ovunque e in ogni momento dalle condizioni storiche” (e aggiungerei geografiche) “esistenti nel dato momento”. Ci troviamo

Trần Đức Thảo, un fenomenologo da rivalutare

Gianni Nardi  |  L’interesse per una completa rivalutazione del fenomenologo vietnamita Trần Đức Thảo, uno tra i più validi “rappresentanti” di quella generazione straordinaria (Sartre, Merleau-Ponty, Foucault, Lacan, etc.) che rese egemone il pensierofilosofico francese per almeno tre decenni2, travalica i limiti del puro specialismo, poiché offre lo spunto per riproporre un’attenta disamina relativa alla vexata quaestioepistemologica dei rapporti tra fenomenologia e psichiatria. La critica che egli conduce nei confronti di Husserl si connota in modo così radicale da rimettere in discussione ogni progetto rifondativo basato sull’assunzione del metodo fenomenologico tout-court. Ad un certo punto della sua rigorosa indagine del modello teoretico husserliano, Thao affronta le difficoltà insite in un problema di fondamentale importanza, ovvero la “costituzione della cosa” (Dingkonstitution) in ragione del quale il filosofo di Prossnitz aveva intrapreso impegnative ricerche fin dal paragrafo 149 di Ideen I, poi proseguite in tutto Ideen II.

In questo contesto, la nozione di “costituzione” vaintesa nel senso di rendere «trasparente e manifesto un campo di visioni accessibili all’intuizione diretta». Un classico esempio del procedimento costitutivo è dato dalla possibilità di cogliere in un insieme unitario una cosa

De: Alexander Kojève | Para: Trần Đức Thảo

  • En la siguiente carta quedan demostrados algunos de los aportes culturales de Alexander Kojève,  entre los cuales se encuentra la fórmula “deseo de deseo” que no pertenece a Hegel, como algunos autores sostienen
Alexander Kojève ✆  A.d 
París, 7  de octubre de 1948
Estimado Señor: Termino de leer en Temps Modernes su artículo sobre la Fenomenología del espíritu que me interesó mucho. Primero quería agradecer sus amables palabras referidas a mí. Más sensibilizado aún por haber hecho publicar mi libro en el estado caótico que usted conoce, lo que me provoca remordimientos.

En cuanto al fondo mismo de la cuestión, estoy de acuerdo con la interpretación de la fenomenología que usted ofrece. Quisiera señalar sin embargo, que mi obra no tenía el carácter de un estudio histórico, me importaba relativamente poco saber lo que Hegel mismo ha deseado decir en su libro. Dicté un curso de antropología fenomenológica sirviéndome de los textos hegelianos, pero diciendo sólo lo que consideraba cierto y dejando de lado lo que parecía ser en Hegel, un error. Así renunciando al monismo hegeliano, conscientemente me alejé de este gran filósofo. Por otra parte mi curso era esencialmente una obra de propaganda destinada a golpear los espíritus. Es por ello que conscientemente reforcé del rol de la dialéctica del Amo y del Esclavo y de una manera general esquematice el contenido de la fenomenología.

Trần Đức Thảo y la semiótica de la cultura

Trần Đức Thảo
✆ Theo Di Liêng
Informe sobre la traducción del libro 'Recherches sur l’origine du langage et de la conscience'. Breve reseña de su contenido y presentación de su autor, el filósofo vietnamita Trn Đc Tho.

Gastón Gaínza Álvarez  |  Esta ponencia, presentada en las Jornadas de Investigación del Centro de Investigación en Identidad y Cultura Latinoamericanas (CIICLA), celebradas entre los días 28 y 30 de marzo del 2007, es producto de una actividad de investigación que efectué en el año 2006, que consistió en traducir el libro Recherches sur l’origine du langage et de la conscience (en lo sucesivo Recherches…), de Trn Đc Tho. El borrador de la traducción está todavía en proceso de depuración y afinamiento, y estimo que su permanencia en los viejos odres en que debería mejorar su calidad, aún tomará su tiempo.El propósito final del proceso es elaborar una edición crítica de la versión castellana del libro. En la “Presentación” de esa virtual publicación, tendré que referirme a su autor y al contenido de la obra. Por consiguiente, esta ponencia es como una primera versión de ese apéndice introductorio. La vinculación del libro de T. D. Tho con la semiótica de la cultura o culturología reside en la fascinante tesis que lo sustenta, en el sentido de que la emergencia de la conciencia humana está articulada íntimamente con el surgimiento de la capacidad lingüística de los seres humanos, como instrumento estructurador de una cultura.