Karl Marx salta fuori nei posti più improbabili. Due decadi e mezza dopo che
molti tra i noti intellettuali europei e statunitensi avevano gioiosamente
annunciato che d'ora in avanti le idee di Marx sarebbero state irrilevanti, il The Wall Street Journal ci offre un
dibattito sorprendentemente misurato sul suo pensiero sotto il titolo "Il
filosofo più mondano" (The Most
Worldly Philosopher, 10.12.2016). L'autore, Jonathan Steinberg,
rampollo emerito di Cambridge e professore all'Università di Pennsylvania,
conclude così: "Marx ha lasciato
un'eredità di idee potenti che non possono essere abbandonate come una obsoleta
fantasia di un clima intellettuale scomparso" e ciò ha stimolato "…
la crescita dei partiti Marxisti e di milioni di persone che hanno accettato
quell'ideologia per tutto il corso del XX secolo. Quella era la filosofia
certamente più in voga."
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Il professor Steinberg sfrutta l'opportunità di una
recensione di un libro attuale su Karl Marx di Gareth Stedman Jones per
condividere alcuni dei suoi punti di vista su Marx. E, a giudicare da
alcune delle sue attribuzioni al libro di Jones, ciò è buona cosa. Stedman
Jones, come molti dei suoi contemporanei d'accademia, un tempo si riteneva una
sorta di marxista, ma solo finché Marx rimase di moda. Con il cambiare dei
tempi, le identità si sgretolano, una riflessione spiacevole a farsi
sull'integrità delle discipline umanistiche nell'accademia. Non c'è da
meravigliarsi che solo pochi studenti si battano per avere curriculum pieni di
discipline umanistiche.
Sebbene per niente seguace delle idee di Marx, Sternberg ne
mostra un sano rispetto e una volontà di differenziarsi in modo
intellettualmente onesto; non c'è nessuna conta da libro nero del comunismo
delle vittime delle idee di Marx, nessuna denigrazione delle persone e della
moralità dei marxisti; e nessun inno di lode alla gloria del capitalismo che ci
si potrebbe aspettare dal Wall
Street Journal.
Idee a confronto
Steinberg offre una collezione di sfide al Marxismo che,
sebbene né nuove né originali, sono state il cuore di molte critiche da parte degli
intellettuali.
Il cosiddetto "problema della trasformazione"
Sternberg scrive che "Eugen von Böhm-Bawerk, una delle principali figure della scuola
economica austriaca, ha dichiarato che [il Capitale di Marx] ha fallito nel
fornire una teoria soddisfacente delle relazioni tra il valore ed il prezzo…"
Il periodo dopo la morte di Marx, dopo la pubblicazione del terzo volume del Capitale, ha coinciso con il declino
dell'economia politica classica e con il sorgere dell'economia basata sulle
ricostruzioni formali e matematiche delle relazioni economiche immediate e con
la crescita dei rapporti di mercato in relazioni alle disposizioni psicologiche
ed alle scelte individuali.
Molti marxisti (incluso Engels), forse eccessivamente
impressionati dal rigore professato dai nuovi economisti, accettarono la
sfida, costruendo "prove" della relazione quantitativa tra il calcolo
del valore di Marx ed il mondo reale dei prezzi. Questo dibattito tra
"prove" e "controprove" continua ad ossessionare gli
accademici marxisti fino ad oggi, in particolare quelli cresciuti nelle
economie borghesi.
Marx cercò solamente di dimostrare una relazione
quantitativa approssimativamente ragionevole tra il valore delle merci e il
prezzo delle merci. Prezzi e valori sono come il contrasto tra i valori morali
condivisi e il sistema legale comune (la giurisprudenza del mondo reale); non è
necessario dimostrare una derivazione formale od una rigida correlazione tra un
valore morale e il suo corrispettivo legale per sapere se uno è fondato sull'altro.
Per certo, sarebbe assurdo sostenere che i sistemi legali non sono
definitivamente conformati sui codici morali sottostanti, ma piuttosto che
possiedono una notevole esistenza indipendente, unicamente basata sul capriccio
del giudice o sulla scelta individuale. Ragionare in questo modo è un'eredità
di un positivismo screditato.
La ricerca di una rigorosa dimostrazione che i prezzi
possono essere derivati dai valori è un esercizio scolastico che impegna gli
accademici, ma è di scarsa rilevanza per il progetto Marxista. Che i valori
stiano sotto i prezzi è così certo come la convinzione che la prescrizione
morale contro le uccisioni arbitrarie sia la base per tutte le leggi contro
l'assassinio. Immaginate, sullo stesso filone, se lo status scientifico della
psicologia fosse incatenato ad una dimostrazione formale della relazione tra le
disposizioni psicologiche e il comportamento fisico esterno. La psicologia come
disciplina scientifica sparirebbe. E se Böhm-Bawerk e la sua balordaggine
fossero ascoltate, il Marxismo come scienza dovrebbe altrettanto sparire!!
La cosiddetta "tesi dell'impoverimento"
Steinberg scrive: "Nel 1899 anche Eduard Bernstein, uno
dei colleghi più vicini ad Engels, attaccò la cosiddetta teoria
dell'impoverimento, la quale affermava che la classe operaia fosse destinata a
diventare sempre più povera e la concentrazione dell'industra sempre più grande.
Il professor Steinberg, come Bernstein ed altri, interpreta
Marx in modo errato su questo punto. Nel Capitale, nelle teorie del plusvalore,
del lavoro retribuito e del Capitale, Marx è inequivoco: "Un aumento
discreto nella quantità pagata in salario presuppone un rapido aumento del
capitale produttivo… Quindi, sebbene le comodità per i lavoratori sono
aumentate, la soddisfazione sociale che permettono sono diminuite a paragone
delle aumentate comodità dei capitalisti, le quali sono irraggiungibili per i
lavoratori, e a paragone con la scala dello sviluppo generale che la società ha
raggiunto… Dal momento che la loro natura è sociale, è di conseguenza
relativa"
Marx vide chiaramente la miseria dei lavoratori in relazione
ai miglioramenti degli standards di vita dei più alti livelli
sociali. Quando la produttività aumenta, le condizioni di vita della
classe lavoratrice possono altrettanto aumentare, sebbene diminuiscano, con
riferimento ai guadagni della classe capitalista. Il periodo immediatamente
dopo la Seconda Guerra Mondiale fu uno di quei periodi in cui l'aumento della
produttività portò un generale, ma diseguale, aumento degli standards di
vita. Liberali e socialdemocratici celebrano questa era come l'età d'oro del
capitalismo dal volto umano, ignorando per convenienza il relativo
impoverimento della classe operaia, l'aumento dello sfruttamento dei
lavoratori.
Comunque, per gran parte degli ultimi quattro decenni,
l'impoverimento della classe operaia è stato sia relativo che assoluto, con gli standards di
vita dei lavoratori in stagnazione od in declino. Pertanto, noi stiamo vivendo
in un periodo anche molto più tragico e più miserabile delle previsioni di
Marx.
Il motore per l'impoverimento relativo della classe operaia
è la crescita di ciò che Marx chiamò "esercito industriale di riserva dei
disoccupati" (disoccupazione), un processo che riduce il potere
contrattuale del lavoro a causa di una forza lavoro disperata e pronta
all'impiego. Questa pressione sugli standards di vita della
classe operaia è radicalmente mutata nella nostra epoca coll'incarcerazione di
massa di potenziali lavoratori (grandemente rappresentati dalle minoranze) nel
corso degli ultimi decenni. Mentre l'incarcerazione di massa di oltre due
milioni di persone riduce sensibilmente la disoccupazione potenziale
("esercito di riserva") e la concomitante pressione sui salari e
sulle comodità, rappresenta il riconoscimento da parte della classe dominante
delle esplosive ed anche rivoluzionarie possibilità di molti giovani individui
ribelli senza speranza d'impiego nell'economia deindustrializzata del tardo
ventesimo secolo. Pertanto, questi vengono messi fuori dall'esercito
industriale di riserva attraverso l'incarcerazione.
Materialismo storico
Il prof. Steinberg è perplesso dalla visione di Marx secondo
cui le condizioni socio-economiche all'interno delle quali i popoli sono
immersi determinano in gran parte i parametri del loro comportamento. O come
Marx più semplicemente ed in modo più eloquente la mette nel Diciotto Brumaio
di Luigi Bonaparte: "Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno
in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle
circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti
e dalla tradizione. La tradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come
un incubo sul cervello dei viventi..." Steinberg cita la più criptica, ma
concordante con lo stesso effetto, affermazione nella prefazione del Capitale.
Ma, Steinberg riflette: "Quando,
se mai, il lavoratori conoscerebbero ciò che sta loro accadendo? Se la
prefazione a "Das Kapital" è nel giusto - che gli umani si comportano
secondo le leggi economiche senza consapevolezza né intenzione - come potrebbe
mai cambiare il sistema?"
Il professore confonde la ricognizione dei processi storici
con la resa al fatalismo
Come la citazione dal Diciotto Brumaio afferma, i lavoratori
cambieranno il sistema quando le condizioni socio economiche che si sono
storicamente evolute saranno mature, e non prima. I luddisti inglesi del
diciannovesimo secolo combatterono ferventemente ma vanamente contro la
devastazione capitalista delle loro condizioni di vita. Ma il nascente
capitalismo industriale emerse con vitalità per schiacciare un sincero
movimento associato col vecchio ordine. Il capitalismo del ventunesimo secolo,
come l'ordine a cui erano aggrappati i luddisti, è il vecchio ordine, un
sistema decadente ed insostenibile, che porta con se una lotta riuscita ma
destinata al fallimento contro la sua dismissione. Marx sostenne che una volta
che il sistema avesse esaurito le proprie possibilità, le condizioni
socio-economiche sufficienti ai lavoratori per rovesciarlo si sarebbero
altrettanto manifestate.
E' precisamente quando le condizioni per un cambiamento
rivoluzionario sono apparenti che i lavoratori possono "conoscere ciò che
sta accadendo loro" Per assicurare che i lavoratori comprendano e possano
afferrare il momento rivoluzionario, Marx - e specialmente Lenin -
sottolinearono il bisogno di un partito rivoluzionario, un partito di
Comunisti. Quel partito porterà avanti le idee per un nuovo ordine.
Umanesimo Marxista
Il Prof. Steinberg allude alla "vasta letteratura"
su quello che sarebbe stato chiamato come "Umanesimo Marxista".
Prendendo spunto dalla pubblicazione e dalla divulgazione dei primi inediti
quaderni di Marx (i Manoscritti Economici
e Filosofici del 1844) , molti a sinistra fabbricarono ed idealizzarono un
Marx quale personificazione dei valori liberali. All'apice della guerra fredda,
gli anticomunisti di sinistra abbracciarono il pensiero provvisorio di un
giovanissimo Marx - un Marx a tre anni dal conseguimento della sua laurea,
pregno di socialriformismo, ancora nuovo al movimento operaio e solo da poco
seriamente dedito allo studio della politica economica - e lo presentarono come
il vero Marx.
Centrale per la svolta "umanista" fu il concetto
chiave di "alienazione", un termine che Marx prese a prestito da
Feuerbach. Per il giovane Marx, il termine serviva come provvisorio marcatore
delle distanze sociali che si frappongono agli individui nella realizzazione
della loro "natura". Da acerbo strumento filosofico qual'era, il
concetto chiamava a gran voce l'elaborazione e la raffinazione realizzata dal
Marx maturo. Il materialismo storico ha rimpiazzato la velata teologia delle
"specie viventi". Concetti come "classe" e
"sfruttamento" rimpiazzarono la vaghezza e l'approssimazione del
termine "alienazione". Come spiega Dirk Struik: "Quando studiamo l'esposizione di Marx [nei manoscritti] nel
dettaglio, troviamo l'inizio della sua analisi matura della società
capitalista…" [il corsivo è mio]. Solo l'inizio!
Ma molti scrittori, come Erich Fromm ed Herbert Marcuse, si
aggrapparono all'opportunità di profilare "l'alienazione" in un
concetto aclassista utile come espressione di ogni forma di divisione sociale -
dalla violazione più banale alle crudeltà più orribili. I liberali annunciarono
il nuovo marxismo finché elevava il tedio di una borghesia viziata al livello
delle più grandi ingiustizie di classe e di razza. In accordo con tale visione,
il nesso con lo sfruttamento capitalistico fu smarrito in un mare di
alienazioni sociali. La politica dell'individuo e del personale di oggi deve
molto a questo abuso contorto e senza briglie del concetto di alienazione.
Il Marxismo di "quei milioni che accettarono questa
ideologia per tutto il corso del XX secolo" come il Prof. Steinberg
felicemente lo descrive, non fu il marxismo di una dissoluta gioventù o di una
relazione fallita, ma il Marxismo dei bassi salari, delle brutali condizioni di
lavoro e delle guerre insanguinate. Ispirato dal maturo Marx, la lotta contro
queste condizioni per un nuovo ordine sociale è stato il vero "Umanesimo
Marxista".
Traducción para Resistenze.org por
los redactores del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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http://www.resistenze.org/ |