Karl Marx ✆ Lesco Griffe |
Stefano Bracaletti | La definizione «marxismo analitico» (analytical marxism) si è ormai imposta per identificare
alcuni autori che, tra la fine degli anni settanta e la metà degli anni
ottanta, hanno tentato una lettura dei testi marxiani e di vari concetti chiave
del materialismo storico – quali sfruttamento, classe e coscienza di classe,
forze produttive e rapporti di produzione – con gli strumenti della filosofia
analitica (G. Cohen) e alla luce di una serie di sviluppi delle scienze sociali
del 900, in particolare di alcuni paradigmi che cominciano ad affermarsi
pienamente a partire dagli anni 60. Questi paradigmi sono l’individualismo
metodologico e il concetto di microfondazione (J. Elster), la teoria dei giochi
e la teoria della scelta razionale (J. Roemer). Centrale è anche, per quanto
riguarda la proposta teorica di G. Cohen, il concetto di spiegazione
funzionale, non tanto nella sua versione sociologica, così come codificata da
R.K. Merton in Teoria e struttura sociale[1], ma con riferimento alle analisi di K.
Hempel ed E. Nagel[2], volte a chiarire possibilità e limiti di
questa forma di spiegazione in un ambito più generale e ad elaborarne una
versione epistemologicamente raffinata, in grado di sottrarsi, almeno parzialmente,
alle molte critiche formulate nei suoi confronti. Un obiettivo polemico dei
paradigmi suaccennati, infatti, è