Karl Marx ✆ Zeppo |
Alessandro Mazzone
In nessun Paese europeo quanto in Inghilterra il senso della
gerarchia sociale è presente immediatamente nel medium di ogni incontro e comunicazione - la lingua. Non solo
diversa ricchezza di sintassi, vocabolario, registri espressivi distinguono i
ceti, ma già la pronuncia di ogni
parola e frase (pronuncia, le cui differenze “verticali”, appunto di
appartenenza a strati superiori o inferiori, sono più importanti di quelle
“orizzontali”, di regione). Questo biglietto da visita che si manifesta col
solo aprir bocca, immediatamente, è un tratto tipico, che, nel centro primo del
capitalismo e del maggiore impero moderno (anche se ora subordinato al
cugino-nemico statunitense), si chiama appunto class; e poiché è evidente
e onnipresente, non c’è - di solito - alcun bisogno di dirlo.
Ma nello stesso tempo, l’uso della parola class, nell’inglese
corrente, ricorda anche che in quel Paese il movimento operaio, pur forte e
glorioso in certe fasi, è rimasto quasi sempre subalterno; e che il concetto e
sentimento dell’autonomia di classe dei lavoratori, morale prima ancora che
politica, è rimasto, colà, marginale. Il senso proprio di “classe”, che appunto
non significa appartenenza a un certo gruppo, categoria, ambiente, ma si
riferisce ai rapporti di produzione e alla forma capitalistica della
riproduzione sociale complessiva [2], non è
entrato, là, nel senso comune. [3]