Nicolao Merker |
Nicolao Merker, nato a Trento, di madrelingua tedesca, dopo
la morte del padre era stato inviato a studiare a Messina presso uno zio
antifascista e comunista. Nella università messinese insegnava il grande
filosofo Galvano della Volpe, caposcuola di un marxismo non storicistico, non
hegeliano, non gramsciano, anche se disciplinatamente inquadrato nei ranghi del
PCI di Togliatti. Laureatosi con Della Volpe nel 1953, Merker era stato
ovviamente inviato dal suo maestro in Germania e messo a lavorare su Hegel. Il
primo libro che era scaturito da questi studi giovanili (Le origini della logica hegeliana. Hegel a Jena, 1961) risentiva
della lettura dellavolpiana, tesa a incastonare (un po’ riduttivamente) il
filosofo di Stoccarda nel quadro della «arretratezza della Germania».
Proprio
questa «arretratezza» poi Merker prese a indagare, spiegandoci la Germania dei
360 staterelli post-Vestfalia, ma anche i tentativi che i rivoluzionari
tedeschi (i «giacobini di Magonza» in primo luogo) intrapresero per uscire da
tale condizione. Libri come L’illuminismo
tedesco (1968), Lessing e il suo
tempo (1972) e Alle origini
dell’ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobinismo (1977),
insieme a tante curatele, antologie, introduzioni (di autori quali Forster,
Herder, Lessing, Kant, Fichte, Humboldt, Hegel) testimoniano di questa
vastissima opera di scavo. Lo studio tanto accurato del mondo culturale tedesco
tra Sette e Ottocento porta Merker ad assumere un tratto che potremmo dire
«gramsciano»: un grande interesse per gli intellettuali considerati minori, che
costituiscono però un anello fondamentale per la costruzione del «senso
comune», tanto importante per il comunista sardo.
Intanto Merker si fa strada nell’università: insegna a
Messina Storia delle dottrine politiche, poi viene chiamato alla Sapienza di
Roma (in un ambito filosofico in cui il dellavolpismo ha sempre avuto grande
peso), dove per molto anni ha la cattedra di Storia della filosofia moderna e
contemporanea. Sono lezioni seguitissime, grazie anche alla sua capacità di
spiegare i testi, di renderli comprensibili, divenendo egli stesso un formatore
di senso comune. In questo quadro, sono importanti il manuale di Storia della filosofia per i licei,
opera collettiva che si avvale della collaborazione di molti studiosi, non solo
italiani, e che esce, come l’Atlante di
filosofia, per gli Editori Riuniti. Con la casa editrice del suo partito,
il PCI, Merker collabora assiduamente, con una capacità di lavoro e una
versatilità ammirevoli: organizza la sezione di filosofia dei Libri di base di
Tullio De Mauro, en el contempo è protagonista nella ripresa della
pubblicazione delle opere complete di Marx ed Engels, rivedendo traduzioni,
correggendo strafalcioni di antica data, consegnandoci volumi di grande
rilievo. Ma edita anche singoli testi marxiani e antologie (come la bella
raccolta La concezione materialistica
della storia), che hanno grande diffusione.
Negli anni Novanta Merker studia l’austromarxismo e la socialdemocrazia tedesca (mettendone in luce «miraggi e delusioni»). Ma esplora con altrettanti volumi anche la storia culturale della Germania «da Lutero a Weimar», l’idea di nazione e l’ideologia del nazismo, i miti della Grande Guerra e quelli del colonialismo sedicente «civilizzatore», e le Filosofie del populismo. Senza ovviamente dimenticare il prediletto Marx: il suo Karl Marx. Vita e opere (2010) costituisce ancora una delle migliori introduzioni al rivoluzionario di Treviri. L’ultimo suo contributo, da poco in libreria, sono i due capitoli compresi nel primo volume della Storia del marxismo curata da Stefano Petrucciani per Carocci. Ma siamo sicuri che altri progetti erano già in divenire, sul suo tavolo di lavoro.
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