Ilustración: Ronan de Calan para el libro ‘El Fantasma de Karl Marx’ (Donatien Mary) |
Luca Cangianti |
L’opera più famosa, diffusa e tradotta di Marx, il Manifesto del partito comunista, si apre
con l’apparizione di uno spettro, quello del comunismo “che si aggira per
l’Europa”. Tuttavia anche i
suoi scritti più teorici sono pieni di vampiri, lupi mannari, creature
frankensteiniane e altre suggestioni gotiche. Ciò non deve stupire,
visto che il filosofo adorava Shakespeare ed era un lettore accanito di
letteratura fantahorror. Meno risaputo è che queste figure, lungi dall’essere
un mero dispositivo retorico, svolgono una specifica funzione epistemologica
(cfr. Carmilla del 28.6.2014 e
del 29.7.2014).
Nel Manifesto Marx
illustra il processo di rimozione psicosociale del comunismo e della crisi
economica del capitalismo attraverso la metafora del fantasma. In questo caso
egli s’inspira a Shakespeare che spesso fa comparire lo spettro quale indizio
di un crimine occultato – ad esempio con l’apparizione del fantasma di Banquo
nel Macbeth o di quello del
re ucciso nell’Amleto. Il riemergere
del crimine rimosso è accompagnato inoltre dall’annuncio di una crisi
imminente: “penso che tutto questo presagisca una qualche inusitata catastrofe
nel nostro stato”, dice Orazio a Marcello nell’Amleto.