Aristide
Bellacicco | Confesso – ammetto, è meglio dire
– di non aver letto integralmente, fino ad oggi, le “Confessioni” del ministro Varoufakis. Oggi ho avuto tempo e l’ho
fatto. In effetti, queste pagine in cui Varoufakis pone se stesso al centro di
una vicenda storico-esistenziale con risonanze epocali mi hanno fatto sorgere
più di una perplessità. Le sintetizzo – parzialmente e per punti – qui di
seguito.
– 1. Scrive
Varoufakis: “Marx aveva fatto una ‘scoperta’ che
deve restare al centro di ogni analisi utile del capitalismo. Era, ovviamente,
la scoperta di un’…opposizione binaria profonda nel lavoro umano. Tra due
‘nature’ molto diverse del lavoro: (i) lavoro come attività di creazione di un
valore che non può mai essere specificato o quantificato in anticipo (e perciò
è impossibile da mercificare) e (ii) lavoro come una quantità (ad esempio il
numero di ore lavorate) che è in vendita e si ottiene a un certo prezzo. E’
questo che distingue il lavoro da altri fattori della produzione, come
l’elettricità: la sua natura doppia, contraddittoria.”