Karl Marx ✆ Josep Renau Mural en Halle-Neustadt |
Publicamos a continuación el borrador de un extenso artículo
escrito por Karl Marx contra el economista alemán Friedrich List. El manuscrito,
que nunca fue publicado en la prensa de la época, abunda en abreviaciones,
cancelaciones, correcciones y agregados y evidentemente quedó inconcluso. Falta
la primera página –en la que al parecer estaba contenido el título del artículo–
y falta también la primera parte del mismo. De igual manera no han sido
encontradas las páginas que van de la 10 a la 22.
En dicho manuscrito, Marx analizaba y reseñaba el primer
volumen del libro el Sistema Nacional de
la Economía Política de Friedrich List, publicado en 1841. En el inicio del
año 1845, Marx había transcrito numerosos pasajes de esta edición, citando
fuentes francesas que el mismo había traducido al alemán, con la excepción de
una cita extraída de un libro de Louis Say, que citaba adrede en francés para
mostrar la manera imprecisa de citar por parte de List.
I. Caratterizzazione generale di List
... [2] che la consapevolezza della morte della borghesia
sia già penetrata anche nella coscienza della borghesia tedesca, perciò la
borghesia tedesca è abbastanza ingenua da ammettere essa stessa questo
"triste fatto".
"Per questa ragione anch'essa è così triste che i mali che oggi accompagnano l'industria sono cresciuti fino a diventare un motivo per rifiutare l'industria stessa. Esistono mali di gran lunga maggiori della situazione sociale [Stand] dei proletari: un erario vuoto - l'impotenza nazionale - la schiavitù nazionale - la morte nazionale" (p.Ivxii).
E' veramente triste che il proletariato esista già ed avanzi
di già pretese, e susciti già paura, ancor prima che la borghesia tedesca abbia
portato a termine lo sviluppo dell'industria. Nella misura in cui il
proletariato stesso è preoccupato, si riterrà certamente felice per la sua
situazione sociale [Stand] quando la classe dirigente borghese avrà un erario
pieno ed una potenza nazionale. Herr List parla soltanto di quel che è triste
per la borghesia. E ammettiamo che per lui è molto triste voler stabilire il
dominio dell'industria proprio nel momento meno appropriato quando la schiavitù
della maggioranza derivante da questo dominio è diventato un fatto generalmente
noto. La borghesia tedesca è il cavaliere dalla triste figura, che ha voluto
introdurre la cavalleria errante proprio quando la polizia ed il denaro sono
saliti alla ribalta.
3. Un grande inconveniente (ostacolo *1) che colpisce
la borghesia tedesca nel corso della sua lotta per la ricchezza industriale è
quello del suo idealismo professato finora. Com'è possibile che questa nazione
dello "spirito" scopra improvvisamente i supremi vantaggi
dell'umanità risiedono negli abiti a fiori, nei filati per maglieria, nei telai
automatici, nella massa degli schiavi di fabbrica, nel materialismo dei
macchinari, nei sacchi pieni di soldi dei signori proprietari di fabbriche? Il
vuoto, superficiale, sentimentale idealismo della borghesia tedesca, sotto il
quale giace nascosto (è nascosto) il più meschino, il più sporco ed il più vile
spirito (anima) del bottegaio, è arrivato nell'epoca in cui la borghesia è
stata inevitabilmente costretta a rivelare il proprio segreto. Ma ancora una
volta questo segreto lo divulga alla vera, altisonante, maniera tedesca. Lo
divulga con un senso di vergogna idealistico-cristiana. Ripudia la ricchezza
mentre combatte per essa. Riveste il materialismo privo di spirito per mezzo di
un travestimento idealistico e solo allora si avventura a perseguirlo.
Tutta la parte teorica del sistema di List non è altro che
un travestimento per mezzo di frasi idealistiche del materialismo industriale
di una franca economia politica. Dovunque egli lascia che le cose rimangano
come sono ma ne idealizza la loro espressione. Tracceremo questa cosa nel
dettaglio. E' proprio questa vuota fraseologia idealistica che gli permette di
ignorare le barriere reali che si frappongono ai suoi pii desideri e di
indulgere alle fantasie più assurde (cosa ne sarebbe stato della borghesia
francese ed inglese se avesse prima chiesto il permesso alla nobiltà di alto
rango, alla stimata burocrazia e all'antiche dinastie regnanti di dare alla
"industria" la "forza di legge"?).
La borghesia tedesca è religiosa anche quando è
industrialista. Rifugge dal parlare del brutto valore di scambio che essa brama
e parla di forze produttive [von produktivkräften]; rifugge dal parlare di
concorrenza e parla di confederazione nazione delle forze produttive; rifugge
dal parlare dei suoi interessi privati e parla invece di interessi nazionali.
Quando si osserva il franco, classico cinismo con cui la borghesia inglese e
francese, rappresentata - quanto meno all'inizio del suo dominio - dai
suoi primi esponenti scientifici dell'economia politica, innalzava la ricchezza
fino a farla diventare una divinità e sacrificava spietatamente ad essa, a
questo Moloch, tutto quanto, anche la scienza, e quando, dall'altra parte, si
guarda al modo idealizzante, allarmista, roboante di Herr List, il quale nel
bel mezzo dell'economia politica disprezza la ricchezza dei "giusti"
e cerca finalità più alte, si è spinti a considerare quanto sia
"triste" questo presente in cui non c'è più spazio per la ricchezza.
Herr List parla sempre usando il metro del Molosso (*2).
Mostra continuamente una retorica goffa e prolissa, le cui acque torbide alla
fine lo spingono su un banco di sabbia, e la cui essenza consiste di continue
ripetizioni a proposito di tariffe protettive e di vere fabbriche tedesche
["deutsche"]. Egli è continuamente sensualmente super-sensuale.
Il filisteo tedesco idealizzante che vuole diventare ricco
deve, naturalmente, per prima cosa creare per sé stesso una nuova teoria della
ricchezza, che renda la ricchezza degna della sua lotta per ottenerla. Il
borghese in Francia ed in Inghilterra vede l'avvicinarsi della tempesta che in
pratica distruggerà la vita reale di tutto quanto finora è stato chiamato
ricchezza, ma il borghese tedesco, che non è ancora arrivato a quella ricchezza
inferiore, prova a darne una nuova interpretazione "spiritualistica".
Crea per sé un'economia politica "idealizzante", la quale non ha
niente in comune con l'economia politica profana francese ed inglese, al fine
di giustificare ai suoi propri occhi ed al mondo che, pure lui, vuole diventare
ricco. Il borghese tedesco dà inizio alla sua creazione della ricchezza creando
un'altisonante economia politica ipocritamente idealizzante.
4. Come Herr List interpreta la storia e quale atteggiamento assume nei confronti di Smith e della sua scuola
Retrato de Friedrich List Biblioteca Universität Tübingen |
Mentre l'atteggiamento di Herr List nei confronti della
nobiltà, delle antiche dinastie regnanti e della burocrazia è umile, egli allo
stesso tempo è "audace" nell'opporsi all'economia politica francese
ed inglese, di cui è protagonista Smith, e che ha cinicamente tradito il
segreto della "ricchezza" ed ha reso impossibile ogni illusione sulla
sua natura, tendenza e movimento. Herr List li accomuna tutti insieme
chiamandoli "la Scuola". Infatti, dal momento che la borghesia
tedesca si preoccupa delle tariffe protettive, tutto lo sviluppo dell'economia
politica a partire da Smith, naturalmente, non ha per lui alcun significato, in
quanto tutti i suoi più importanti esponenti presuppongono l'attuale società
borghese della concorrenza e del libero scambio.
Il filisteo tedesco rivela qui in molti modi il suo
carattere "nazionale".
1) Nella totalità dell'economia politica, egli vede soltanto
i sistemi escogitati nelle aule accademiche. Il fatto che lo sviluppo di una
scienza come l'economia politica sia connesso con il movimento reale della
società, o che sia soltanto la sua espressione teoretica, Herr List,
naturalmente, non lo sospetta. Un teorico tedesco.
2) Dal momento che la sua stessa opera (teoria) nasconde una
finalità segreta, egli sospetta finalità segrete ovunque.
Essendo un vero filisteo tedesco, Herr List, invece di studiare
la storia reale, cerca il segreto, le cattive finalità degli individui, e,
grazie alla sua astuzia, egli è abilissimo a trovarle (a decifrarle). Fa delle
grandi scoperte, come quella per cui Adam Smith con la sua teoria voleva
ingannare il mondo, e che tutto il mondo si è lasciato ingannare da lui fino a
quando il grande Herr List non lo ha risvegliato dal suo sogno, allo stesso
modo in cui un certo Consigliere di Giustizia di Düsseldorf ha fatto notare
come la storia romana sia stata inventata dai monaci medievali al fine di
giustificare il dominio di Roma.
Ma così come la borghesia tedesca non conosce un modo
migliore di opporsi ai propri nemici che non sia quello di muovere accuse
morali contro di loro, calunniando la loro disposizione d'animo, e cercando
cattive motivazioni per il loro comportamento, in breve, assegnando loro una
cattiva reputazione e facendoli personalmente oggetto di sospetto, allo stesso
modo Herr List calunnia gli economisti francesi ed inglesi, e fa pettegolezzi
su di loro. E così come il filisteo tedesco non disdegna il lucro più meschino
e la truffa nel commercio, allo stesso modo Herr List non disdegna di
destreggiarsi con le parole da citare al fine di trarne profitto. Non disdegna
di incollare l'etichetta del suo rivale sul proprio prodotto difettoso, al fine
di gettare discredito sui prodotti del rivale, falsificandoli, o perfino
inventando vere e proprie bugie sul suo concorrente per screditarlo.
Daremo alcuni esempi del modo di procedere di Herr List.
E' risaputo che i preti tedeschi credono che il colpo più
mortale che possono infliggere all'Illuminismo sia quello di raccontarci lo
stupido aneddoto e la bugia per cui sul suo letto di morte Voltaire aveva
rinunciato alle sue opinioni. Anche Herr List ci porta sul letto di morte di
Adam Smith e ci informa che si è scoperto che Smith non era stato sincero nel
suo insegnamento. Comunque, ascoltiamo lo stesso Herr List ed il suo giudizio
su Smith. Abbiamo messo le parole di List accanto alla fonte della sua
saggezza.
List: [National
System of Political Economy, Vol. I: International Trade, Trade Policy
and the German Customs Union. Stuttgart and Tübingen, 1841]:
"Ho ricordato dalla biografia di Dugald Stewart come questa grande mente [Adam Smith] non potesse morire in pace prima che tutti i suoi manoscritti fossero stati bruciati, cosa con cui ho voluto far capire quanto fondato sia il sospetto che quelle carte contenessero delle prove contro la sua sincerità" (p. Lviii)."Ho mostrato che i ministri inglesi [...] hanno usato la sua teoria per gettare polvere negli occhi delle altre nazioni a beneficio dell'Inghilterra" (loc. cit.). "Per quel che riguarda il suo rapporto con le condizioni nazionali ed internazionali, la teoria di Adam Smith è una mera continuazione del sistema fisiocratico. Come quest'ultimo, esso ignora la natura delle nazioni [...] e presuppone la pace eterna e l'unione universale come se fossero già in essere" (p.475).
Ferrier,
F.L.A., Du gouvernement considéré dans ses rapports avec le commerce,
Paris, 1805:
"E' possibile che Smith fosse sincero nell'ammucchiare così tanti falsi argomenti a favore del libero commercio?... Smith aveva come suo scopo segreto quello di diffondere in Europa principalmente l'adozione di quello che lui sapeva molto bene avrebbe dato al suo paese il mercato mondiale" (pp. 385, 386). "Si può anche essere giustificati nell'ipotizzare che Smith non abbia sempre proposto una sola dottrina; e come altrimenti ci si potrebbe spiegare il tormento che ha sofferto sul suo letto di morte per la paura di quello che attraverso i suoi manoscritti gli sarebbe sopravvissuto" (p.386). Egli [Ferrier] loc. cit. (p-388) rimprovera Smith per essere stato un commissario delle Dogane. [Doganiere] "Smith ha quasi sempre argomentato come gli economisti" (fisiocratici), "senza tener conto della divergenza fra gli interessi delle differenti nazioni, e partendo dall'assunto che ci sarebbe stata solo una società in tutto il mondo" (p.381). "Cerchiamo di mettere da parte tutti questi progetti di unione" (p.15). (Monsieur Ferrer era un ispettore dello dogane [doganiere] sotto Napoleone ed amava la sua professione.)
L'economia politica di J.-B. Say viene interpretata da Herr
List come una speculazione fallita. Riportiamo integralmente qui sotto il
giudizio categorico sulla vita di Say. Ma prima, un altro esempio della maniera
in cui List copia da altri autori e nel copiarli li falsifica al fine di
colpire i propri avversari.
List:
"Say e McCulloch sembra non abbiano visto o letto niente più del titolo di questo libro" (quello di Antonio Serra di Napoli); "entrambi altezzosamente lo mettono via osservando: parla soltanto di moneta, ed il titolo da sé solo prova che l'autore ha scritto sotto l'inganno che quei metalli preziosi fossero gli unici oggetti di ricchezza. Se solo avessero letto più avanti," ecc. (p. 456).
Count Pecchio, History
of Political Economy in Italy, etc. Paris, 1830:
"Degli stranieri hanno tentato di derubare Serra del merito di essere stato il primo fondatore dei principi di questa scienza" (economia politica). "Ciò che ho appena detto non può essere del tutto applicato a Monsieur Say, che anche se rimprovera Serra di aver considerato soltanto l'oro e l'argento come ricchezza, nondimeno gli ha concesso la gloria di essere stato il primo a far conoscere la potenza produttiva dell'industria... Il mio biasimo è rivolto al signor McCulloch... Se Mr. McCulloch avesse letto un po' di più del titolo [del libro di Serra]", ecc. (pp. 76, 77).Si vede come Herr List falsifichi deliberatamente Pecchio, dal quale copia, al fine di screditare Monsieur Say.
"Say si dedicò all'economia politica, come le persone che si dedicano a qualche nuova impresa quando quello che facevano prima non riesce più loro... L'odio nei confronti del Sistema Continentale, che aveva rovinato la sua fabbrica, e contro chi aveva dato origine a quel sistema, che lo aveva messo fuori dal Tribunato, lo portò a dare pieno sostegno all'assoluta libertà di commercio" (pp. 488, 489).
Così Say avrebbe sostenuto il sistema del libero commercio
poiché la sua fabbrica era stata rovinata dal Sistema Continentale! Ma come si
può dirlo visto che aveva scritto il suo Trattato di Economia Politica [1803]
ancor prima di possedere una fabbrica? Say era divenuto un sostenitore del
sistema di libero commercio perché Napoleone lo aveva cacciato dal Tribunato!
(*3). Ma com'è possibile dal momento che aveva scritto il suo libro quando era
ancora un tribuno? Che succede se Say, che secondo Herr List era un uomo d'affari
fallito che aveva visto nella letteratura solo un genere di affari, avesse fin
dalla sua prima gioventù giocato un ruolo nel mondo della letteratura francese?
Dove ha preso Herr List le sue nuove informazioni? Dalla
Nota Storica sulla Vita e le Opere di J.-B. Say di Charles Comte, che è stata
pubblicata come introduzione al Corso Completo di Economia Politica di Say.
Cosa racconta questa nota? L'opposto delle dichiarazioni di List. Leggiamola:
"J.-B. Say era stato destinato dal padre, che era un commerciante, ad impegnarsi nel commercio. Tuttavia, la sua inclinazione lo attrasse verso la letteratura. Nel 1789 pubblicò un opuscolo in difesa della libertà di stampa. Fin dall'inizio della rivoluzione collaborò al giornale Il Corriere della Provenza, pubblicato da Mirabeau. Lavorò anche nell'ufficio del Ministro Clavière. La sua predilezione 'per le scienze morali e politiche', così come la bancarotta del padre, lo fecero rinunciare del tutto al commercio e a fare dell'attività scientifica la sua sola occupazione. Nel 1974 divenne redattore capo della Décade filosofica, letteraria e politica. Nel 1799 Napoleone lo nominò membro del Tribunate. Il tempo libero che gli veniva lasciato dalla sua funzione di tribuno lo usava per lavorare al suo Trattato politico che venne pubblicato nel 1803. Venne espulso dal Tribunato perché era uno dei pochi che osava stare all'opposizione. Gli venne offerto un incarico redditizio nel dipartimento delle finanze, ma egli rifiutò sebbene chargé de six enfants et n'ayant presque point de fortune [avesse a carico sei figli e praticamente nessun patrimonio]... dal momento che non sarebbe stato in grado di svolgere le funzioni dell'incarico offertogli senza prendere parte all'implementazione di un sistema che aveva condannato come disastroso per la Francia. Aveva preferito avviare una filanda, ecc."
Se la calunnia che Herr List rivolge a J.-B. Say promana
dalla falsificazione, non è da meno la lode che List rivolge al fratello, Louis
Say. Per comprovare che Louis Shay condivide il suo astuto [in tedesco: listig - che significa astuto, furbo, ma
che potrebbe anche essere un'aggettivazione di "List"] punto di
vista, List falsifica un passaggio di questo autore.
Herr List scrive
a p.484:
"Nella sua (di Louis Say) opinione, la ricchezza delle nazioni non consiste nei beni materiali e nel loro valore di scambio, ma nella continua abilità a produrre questi beni."
Secondo Herr List, le parole di Louis Says sono le seguenti:
Il Louis Say di Herr List: "La ricchezza non consiste negli oggetti che soddisfano alle nostre esigenze o ai nostri gusti, ma consiste nella possibilità di goderne ogni anno" (Ricerche sulla ricchezza delle nazioni, p.10)
Il vero Louis Say: "Sebbene la ricchezza consista non negli oggetti che soddisfano le nostre esigenze o i nostri gusti, ma nel reddito, o nella possibilità di goderne ogni anno."
In questo modo, Say non sta parlando della capacità di
produrre, ma della capacità di godere, di quella capacità cui provvede il
"reddito" (revenu) di una nazione. Dalla sproporzione fra la
crescente forza produttiva ed il reddito della nazione nel suo insieme, e di
quello delle sue classi in particolare, emergono precisamente le teorie più
ostili ad Herr List come, per esempio quelle di Sismondi e di Cherbuliez.
Diamo ora un esempio dell'ignoranza di Herr List per mezzo
del suo giudizio sulla "Scuola". Dice di Ricardo (List sulle forze
produttive):
"In generale, a partire da Adam Smith, la Scuola è stata sfortunata nelle sue ricerche sulla natura della rendita. Ricardo, e seguendo lui Mill. McCulloch ed altri, sostengono che la rendita viene pagata per mezzo della produttività naturale insita negli appezzamenti di terreno. Ricardo ci ha basato un intero sistema su questo punto di vista... Dal momento che egli considerava solo la situazione inglese, è stato fuorviato dal punto di vista erroneo per cui i campi e prati arati da questi inglesi, per l'apparente produttività naturale rispetto alla quale oggi viene pagato una tale rendita, sarebbero stati gli stessi campi e prati arati in tutti i tempi" (p. 360 )
Ricardo dice:
"Se la produzione di surplus che la terra offre sotto forma di rendita fosse un vantaggio, sarebbe desiderabile che, ogni anno, i macchinari di nuova costruzione fossero meno efficienti di quelli vecchi, dal momento che darebbero indubbiamente un valore di scambio più grande ai beni prodotti... nel regno; e verrebbe pagata una rendita a tutti coloro che possedevano i macchinari più produttivi... La rendita si incrementa più rapidamente, via via che la terra utilizzabile perde il suo potere produttivo. La ricchezza cresce più rapidamente in quei paesi... dove attraverso miglioramenti agricoli, possono essere moltiplicate le produzioni senza alcun incremento nella quantità proporzionale di lavoro, e dove di conseguenza il progresso della rendita è lento." (Ricardo, Principles of Political Economy, etc. Paris, 1835, Vol. 1, pp. 77 and 80-82.)
Secondo la teoria di Ricardo, la rendita, lungi dall'essere
la conseguenza della produttività naturale inerente al suolo, è piuttosto una
conseguenza dell'improduttività del suolo in costante aumento, una conseguenza
della civilizzazione e dell'aumento della popolazione. Secondo Ricardo, fino a
quando la terra più fertile è ancora disponibile in quantità illimitata, non
esiste ancora rendita. Per cui la rendita è determinata dal rapporto della
popolazione rispetto alla quantità di terra disponibile.
La teoria di Ricardo che serve da base teorica per la Lega
contro la Legge sul Granturco in Inghilterra e per il movimento anti-rendita
negli Stati liberi del Nord America, è stata falsificata da Herr List - ammesso
che egli ne abbia una conoscenza maggiore del sentito dire - se non altro
perché dimostra quanto poco i "liberi, potenti e ricchi borghesi"
siano inclini a lavorare "diligentemente" per [l'incremento de] la
"rendita agraria" ed a portare [ai proprietari terrieri] il miele
dell'alveare. (*4) La teoria di Ricardo sulla rendita fondiaria non è
altro che l'espressione economica della lotta per la vita o per la morte dei
borghesi industriali contro i proprietari terrieri.
Herr List ci istruisce ulteriormente su Ricardo come segue:
"Al presente, la teoria del valore di scambio è caduta in una tale impotenza... che Ricardo... ha potuto dire: "determinare le leggi per mezzo delle quali la produzione agraria viene distribuita fra i proprietari terrieri, i fittavoli e i lavoratori è il compito principale dell'economia politica" (p. 493)
Le necessarie osservazioni rispetto a questo verranno fatte
nel luogo appropriato.
[5] Herr List raggiunge la vetta dell'infamia nel suo giudizio su Sismondi
List:
"Egli" (Sismondi) "vuole, ad esempio, che lo spirito di inventiva venga frenato ed imbrigliato" (p. xxix)
Sismondi:
"Le mie obiezioni non sono nei confronti delle macchine, non nei confronti delle invenzioni, non nei confronti della civilizzazione, ma solo nei confronti della moderna organizzazione della socità, che priva il lavoratore di qualsiasi proprietà che non siano le sue mani, e che non gli dà alcuna garanzia contro la concorrenza, di cui inevitabilmente diviene una vittima. Supponiamo che tutte le persone condividano equamente il prodotto del lavoro cui hanno partecipato, allora ogni invenzione tecnica sarà in ogni possibile caso una benedizione per tutti loro" (Nouveaux principes d'économie politique, Paris, 1827, t. II, p. 433).
Mentre Herr List calunnia moralmente Smith e Say, riesce a
spiegare la teoria di Monsieur Sismondi soltanto a partire dai difetti fisici
di quest'ultimo. Scrive:"Monsieur de
Sismondi con i suoi occhi corporei vede come se fosse nero tutto quello che è
rosso; a quanto pare il suo sguardo spirituale in materia di politica economica
soffre dello stesso difetto" (p.xxix).
Per poter apprezzare appieno la bassezza di questo sfogo,
bisogna conoscere il passaggio dal quale Herr List fa derivare la sua
osservazione. Sismondi dice nei suoi Études
sur l'économie politique, dove parla della devastazione della campagna
romana:
"Le ricche tinte della campagna romana... sebbene sfuggono del tutto ai nostri occhi, per i quali non esiste il rosso" (p.6).
Sismondi lo spiega dicendo:
"il fascino che attrae a Roma tutti gli altri viaggiatori" per lui è distrutto ed egli ha"quindi ha occhi che sono più aperti per vedere la reale, miserabile condizioni degli abitanti della campagna."
Se de Sismondi non vede le tinte rosee del cielo che per
Herr List illumina magicamente ogni (fabbrica) industria, egli ha fatto vedere
il gallo rosso sui cornicioni (tetti) di queste fabbriche. (*5) Avremo
modo più tardi di esaminare il giudizio di List per cui:
"Gli scritti di Monsieur de Sismondi sul commercio internazionale e sulla politica commerciale sono senza valore alcuno" (p. xxix).
Mentre Herr List spiega il sistema di Smith a partire dalle
vanità personali di quest'ultimo (p.476) e dalla celata mentalità del bottegaio
inglese, e spiega il sistema di Say a partire da un desiderio di vendetta e
come se fosse un'impresa commerciale, per quanto riguarda Sismondi scende così
in basso da spiegare il sistema di Sismondi a partire dai difetti della sua
costituzione fisica.
[5] 4. L'originalità di Herr List
E' assai caratteristico di Herr List che, nonostante tutto
il suo vanto, non presenti una sola proposta che non sia già stata avanzata
molto tempo prima di lui non solo dai difensori del sistema proibitivo, ma
perfino dagli scrittori della "Scuola" inventata da Herr List - se
Adam Smith è il punto di partenza teorico dell'economia politica, allora il suo
vero punto di partenza, la sua vera scuola, è la "società civile"
[die bürgerliche Gesellschaft], di cui si possono tracciare accuratamente le
diverse fasi di sviluppo nell'economia politica. Soltanto le illusioni ed il
linguaggio idealizzante (frasi) appartengono a Herr List. Riteniamo importante
dare una prova dettagliata di questo al lettore e richiamare la sua attenzione
su questo noioso lavoro. Egli trae da ciò la convinzione che il borghese
tedesco arrivi sulla scena post festum, cosicché è semplicemente impossibile
per lui portare avanti l'economia politica esaurientemente sviluppata
dall'inglese e dal francese allo stesso modo in cui probabilmente per loro
sarebbe stato impossibile contribuire con qualcosa di nuovo allo sviluppo della
filosofia in Germania. Il borghese tedesco può solo aggiungere le sue illusioni
e frasi alla realtà francese ed inglese. Ma se è poco possibile per lui dare un
nuovo sviluppo all'economia politica, è ancora più impossibile per lui realizzare
nella pratica un ulteriore progresso dell'industria, dell'oramai quasi esaurito
sviluppo sulle basi attuali della società.
5. Restringiamo quindi la nostra critica alle parte teorica del libro di List, e di fatto soltanto alle principali scoperte
Quali sono le principali proposizioni che Herr List deve
provare?
Indaghiamo l'obiettivo che vuole raggiungere.
1) Il borghese vuole tariffe protettive da parte dello Stato
al fine di mettere le mani sul potere statale e sulla ricchezza. Ma poiché [in
Germania], diversamente dall'Inghilterra e dalla Francia, egli non ha il potere
statale a sua disposizione e quindi non può guidarlo a suo piacimento come
vorrebbe, ma deve fare ricorso a delle richieste, è necessario per lui in
relazione allo Stato, l'attività (modo di azione) di cui vuole il controllo a
proprio vantaggio, presentare la propria domanda come fosse una concessione che
egli fa allo Stato. Pertanto, per mezzo di Herr List, egli [il borghese
tedesco] prova allo Stato che questa teoria differisce da tutte le altre in ciò
che permette allo Stato di interferire e di controllare l'industria, in quanto
egli ha la più alta opinione della saggezza economica dello Stato, e gli chiede
solamente di dare pieno spazio alla sua saggezza, a condizione, certo, che questa
saggezza sia limitata a fornire "forti" tariffe protettive. La sua
richiesta per cui lo Stato dovrebbe agire secondo i suoi interessi viene da lui
rappresentata come un riconoscimento dello Stato, riconoscimento che lo Stato
ha il diritto di interferire nella sfera della società civile.
2) Il borghese [Bürger] vuole diventare ricco, fare soldi;
ma allo stesso tempo egli deve fare i conti con l'attuale idealismo del popolo
tedesco e con la sua propria coscienza. Perciò cerca di dimostrare che non si
batte per ottenere ingiusti beni materiali, ma per l'essenza spirituale, per
una forza produttiva infinita, anziché per cattivi, finiti valori di scambio.
Certamente, quest'essenza spirituale comporta la circostanza che il
"cittadino" ["Bürger"] coglie quest'opportunità per
riempire le proprie tasche con i mondani valori di scambio.
[6] Dal momento che il borghese adesso spera di diventare
ricco principalmente per mezzo di "tariffe protettive", e dal momento
che le tariffe protettive possono arricchirlo solo in quanto non siano più gli
inglesi, ma la borghesia tedesca stessa, a sfruttare i propri connazionali,
anzi a sfruttarli ancora di più di quanto fossero prima sfruttati dall'estero,
e dal momento che le tariffe protettive richiedono un sacrificio del valore di
scambio da parte dei consumatori (soprattutto da parte dei lavoratori che
devono essere sostituiti dalle macchine, da parte di tutti quelli che traggono
un reddito fisso, come i funzionari, i destinatari di terre in affitto, ecc.),
il borghese industriale deve pertanto dimostrare che, lungi dal bramare beni
materiali, egli non vuole nient'altro che non sia il sacrificio dei valori di
scambio, dei beni materiali, per un'essenza spirituale. Fondamentalmente,
quindi, è solo una questione di auto-sacrificio, di ascetismo di splendore
cristiano dell'anima. E' un puro caso che A faccia un sacrificio, ma che sia B
a mettersi in tasca il sacrificio. Il borghese tedesco è troppo disinteressato
per pensare in un tale contesto al suo guadagno privato, che si dimostra
incidentalmente collegato al sacrificio. Ma se dovesse venir fuori che una
classe, il cui permesso il borghese tedesco ritiene di dover richiedere ai fini
della sua stessa emancipazione, non può andare avanti con la sua teoria
spirituale, allora questa teoria dev'essere abbandonata e, in opposizione alla
Scuola [che sostiene la libertà di commercio], dev'essere messa in discussione
proprio la teoria dei valori di scambio.
3) Dal momento che il vero desiderio della borghesia
consiste, essenzialmente, nel portare il sistema della fabbrica al livello
della prosperità "inglese" e nel rendere l'industrialismo il
regolatore della società, vale a dire, portare alla realizzazione della
disorganizzazione della società, il borghese deve dimostrare che egli è preoccupato
solamente per l'armonizzazione di tutta la produzione sociale, e per
l'organizzazione della società. Egli limita il commercio estero per mezzo di
tariffe protettive, mentre l'agricoltura, sostiene, raggiungerà rapidamente il
suo punto di prosperità più alto grazie all'industria manifatturiera.
L'organizzazione della società, dunque, si riassume nelle fabbriche. Esse sono
le organizzatrici della società, ed il sistema di concorrenza che pongono in
essere è la migliore confederazione della società che si possa avere (*6).
L'organizzazione della società che il sistema di fabbrica crea è la vera
organizzazione della società.
La borghesia ha sicuramente ragione nel concepire, in
generale, i suoi interessi come interessi identici, proprio come il lupo in
quanto lupo ha un interesse identico a quello dei suoi compagni lupi, per
quanto sia interesse di ciascun lupo individuale che sia lui e non un altro
lupo a balzare sulla preda.
6. Infine, è caratteristico della teoria di List, così come
dell'intera borghesia tedesca, che al fine di difendere i loro desideri di
sfruttamento essi siano costretti ovunque a ricorrere a frasi
"socialiste" e a mantenere quindi un inganno che è stato a lungo
confutato. Mostreremo in vari passaggi che le frasi di Herr List, se portate
alle loro conclusioni, sono comuniste. Noi, di certo, siamo ben lontani
dall'accusare qualcuno come Herr List e la sua borghesia tedesca di comunismo,
ma questo ci offre una ulteriore dimostrazione della sua debolezza intrinseca,
della falsità e della tristemente famosa ipocrisia della borghesia
"idealista" e "naturalmente buona". Prova che il suo
idealismo, in pratica, è soltanto lo sconsiderato travestimento di un
materialismo ripugnante e senza scrupoli.
Infine, è caratteristico che la borghesia tedesca cominci
col mentire laddove invece la borghesia inglese e francese finisce, - dopo aver
raggiunto un posizione in cui è costretta a scusarsi, a scusarsi per la propria
esistenza.
7. Dal momento che Herr List distingue l'attuale,
apparentemente cosmopolita, economia politica dalla propria (nazional-politica)
economia per il fatto che la prima si basa sui valori di scambio e l'ultima
sulle forse produttive, dobbiamo partire da questa teoria. Inoltre, dal momento
che la confederazione delle forze produttive si suppone che rappresenti la
nazione nella sua unità, prima della distinzione di cui sopra dobbiamo
esaminare anche questa teoria. Queste due teorie forma la base reale
dell'economia nazionale [di List] in quanto distinta dall'economia politica.
Può non essere mai venuto in mente ad Herr List che
l'organizzazione reale della società è un materialismo senz'anima, uno
spiritualismo individuale, individualismo. Può non essergli mai capitato di
osservare che gli economisti politici abbiano dato un corrispondente
espressione teorica a questo stato sociale degli affari. Diversamente, egli
avrebbe indirizzato la sua critica contro la presente organizzazione della
società invece che contro gli economisti politici. Egli li accusa di non aver
trovato un'espressione di abbellimento per una realtà così tetra. Quindi, vuole
lasciare dovunque questa realtà proprio com'è e vuole solo cambiarne
l'espressione. Da nessuna parte egli fa una critica della società reale, ma
come un vero tedesco, egli critica l'espressione teorica di questa società e la
rimprovera perché esprime la realtà e non un concetto immaginario di realtà.
La fabbrica viene trasformata in una dea, la dea della
potenza manifatturiera.
Il padrone della fabbrica è il sacerdote di questa potenza.
[7] II. La Teoria delle Forze Produttive e la Teoria dei Valori di Scambio
1) (La teoria di Herr List delle "forze
produttive" si limita alle seguenti proposizioni principali:
a) Le cause della ricchezza sono qualcosa di molto diverso
dalla ricchezza stessa; la forza capace di creare ricchezza è infinitamente più
importante che la ricchezza stessa [p. 201];)
b) List è ben lontano dal respingere la teoria dell'economia
cosmopolita; egli è solamente dell'opinione che l'economia politica dovrebbe
essere anch'essa sviluppata scientificamente [p. 187];
c) Qual è allora la causa del lavoro?... che cosa spinge
queste menti e queste braccia e mani ad intraprendere la produzione e tutto ciò
che dà efficacia a quegli sforzi? Cos'altro potrebbe essere se non lo spirito
che anima gli individui, il sistema sociale che rende proficua la loro
attività, le forze naturali il cui utilizzo è a loro disposizione? [p.205].)
(6) Smith "è andato fuori strada quando ha spiegato le
forze spirituali a partire dalle condizioni materiali" [p. 207].)
(7) "Quella scienza che insegna come le forze
produttive vengono suscitate e coltivate e come vengono soppresse e
distrutte" (ivi).)
(8) Un esempio [della distinzione] fra due padri di
famiglia, la religione cristiana, la monogamia (*7), ecc. [pp. 208-209].
(9) "Si possono stabilire i concetti di valore e
capitale, profitto, salari, rendita fondiaria, risolverli nelle parti che li
compongono, e speculare su cosa potrebbe influenzare la loro ascesa e la loro
caduta, ecc., senza, così facendo, tener conto delle condizioni politiche
della nazione" [p.211]
Transizione
10) Laboratori e fabbriche sono le madri ed i figli della
libertà scientifica (civica) [p.212] (*8)
11) La teoria delle classi produttive e non-produttive. La
prima produce valore di scambio, l'ultima produce forze produttive [p.215]
12) Il commercio estero non va giudicato solamente dal punto
di vista della teoria del valore [p.216]
13) La nazione deve sacrificare le forze materiali al fine
di acquisire forze spirituali o sociali. Tariffe protettive per aumentare la
manifattura [p.216 - 217]
14) "Quindi se si
sacrifica il valore alle tariffe protettive, tale sacrificio viene compensato
dall'acquisizione di forze produttive, e ciò non solo assicura alla nazione una
somma infinitamente più grande di beni materiali per il futuro, ma anche
indipendenza industriale in caso di guerra" [p. 217]
15) "Sotto questi
aspetti, ad ogni modo, la cosa principale dipende dallo stato della società in
cui si forma l'individuo, dal fatto che fioriscano mestieri e scienze"
(p.206).
2) Herr List è talmente preda dei pregiudizi economici della
vecchia economia politica - ancor più, come vedremo, degli altri economisti
della "Scuola" - che per lui "beni materiali" e
"valori di scambio" coincidono completamente. Ma il valore di scambio
è del tutto indipendente dalla natura specifica dei "beni materiali".
E' indipendente sia dalla qualità che dalla quantità dei beni materiali. Il
valore di scambio cade quando la quantità dei beni materiali cresce, sebbene questi,
sia prima che dopo, conservino la medesima relazione con i bisogni umani. Il
valore di scambio non è connesso alla qualità. Le cose più utili, come la
conoscenza, non hanno valore di scambio. Herr List dovrebbe quindi aver capito
che la conversione dei beni materiali in valori di scambio è un risultato
dell'esistente sistema sociale, della società della proprietà privata
sviluppata. L'abolizione del valore di scambio è l'abolizione del proprietà
privata e dell'acquisizione privata. Herr List, d'altra parte, è così ingenuo
da ammettere che per mezzo della teoria dei valori di scambio
"si possano stabilire i concetti di valore e di capitale, di profitto, salari, rendita fondiaria, risolverli nelle parti che li compongono, e speculare a proposito di che cosa potrebbe influenzare la loro ascesa e la loro caduta, ecc., senza per questo tener conto delle condizioni politiche delle nazioni" (p.211).
Quindi, senza tener conto della "teoria delle forze
produttive" e delle "condizioni politiche delle nazioni", tutto
questo può essere "stabilito". Che cosa, in tal modo, viene
stabilito? Realmente. Cosa viene stabilito, per esempio, dai salari? La vita
del lavoratore. Di più, in questo modo viene stabilito che il lavoratore è lo
schiavo del capitale, che è una "merce", un valore di scambio, il cui
alto o basso livello, la crescita o la caduta del quale, dipende dalla
competizione, dalla domanda e dall'offerta; in questo modo viene stabilito che
la sua attività non è una libera manifestazione della sua vita umana, la quale
è, piuttosto, la vendita ambulante delle sue forze, un'alienazione (vendita) al
capitale delle sue abilità sviluppate in maniera unilaterale, in una parola, è
questo il "lavoro". Si suppone che questo venga dimenticato.
"Lavoro" è la base vivente della proprietà privata, è proprietà
privata come sorgente creatrice di sé stessa. La proprietà privata non è
nient'altro che lavoro oggettivato. Se si vuole sferrare un colpo mortale alla
proprietà privata, essa dev'essere attaccata non solo come condizione materiale
degli affari, ma anche come attività, come lavoro. Parlare di lavoro libero,
umano, sociale, senza proprietà privata, è uno dei più grandi equivoci. Il
"lavoro" per la sua stessa natura è attività non-libera, disumano,
asociale, determinata dalla proprietà privata e che crea proprietà privata.
Quindi l'abolizione della proprietà privata diverrà una realtà solo quando essa
verrà concepita come abolizione del "lavoro" (un'abolizione che,
naturalmente, diventa possibile soltanto come risultato del lavoro stesso, che
è come dire, diviene possibile come risultato dell'attività materiale della
società e che non dovrebbe essere in nessun caso concepita come sostituzione di
una categoria da parte di un'altra categoria). [107] Una "organizzazione
del lavoro", dunque, è una contraddizione. La miglior organizzazione che
il lavoro può darsi è quella presente, la libera concorrenza, la dissoluzione
di tutta la sua precedente organizzazione apparentemente "sociale".
Perciò, se i salari possono essere "stabiliti"
secondo la teoria del valore, se come risultato viene "stabilito" che
l'uomo stesso è un valore di scambio - che la stragrande maggioranza delle
persone costituisce una merce - che può essere determinato senza tener conto
delle "condizioni politiche della nazione", questo prova allora che
tale stragrande maggioranza di persone nelle nazioni non deve tener conto delle
"condizioni politiche"; che queste condizioni sono per tale
maggioranza una pura illusione, che è una teoria la quale in realtà sprofonda
in questo sordido materialismo che fa della maggioranza delle persone nelle
nazioni una "merce", un "valore di scambio", ed assoggetta
questa maggioranza alle condizioni del tutto materiali del valore di scambio, è
un'infame ipocrisia ed un idealistico abbellimento, mentre in rapporto alle
altre nazioni si guarda con disprezzo al cattivo "materialismo del valore
di scambio", e viene riferito soltanto alle forze produttive. Inoltre, se
le condizioni del capitale, della rendita fondiaria, ecc., possono essere stabilite
senza tener conto delle "condizioni politiche" delle nazioni, questo
dimostra che il capitalista industriale ed il destinatario della rendita sono
guidati nelle loro azioni, nella vita reale, dal profitto, dal valore di
scambio, e non dalle considerazioni a proposito delle "condizioni
politiche" e delle "forze produttive", e che la loro
chiacchiera sulla civiltà e le forze produttive è soltanto un abbellimento
delle loro grette tendenze egoistiche?
Il borghese risponde: Certo, la teoria dello scambio non
dovrebbe essere compromessa all'interno del paese, la maggior parte della
nazione dovrebbe rimanere un mero "valore di scambio", una
"merce", qualcosa che deve trovare il suo acquirente, qualcosa che
non viene venduto, ma che vende sé stesso. In relazione a voi proletari, ed
anche nelle nostre relazioni reciproche, ci consideriamo come valori di
scambio, qui vale la legge della vendita universale al dettaglio. Ma in
rapporto alle altre nazioni dobbiamo interrompere il funzionamento di questa
legge. Come nazione non possiamo vendere noi stessi al dettaglio alle altre
nazioni. Dacché la maggioranza delle persone nelle nazioni è divenuta soggetta
alle leggi della vendita al dettaglio senza "tener conto" delle
"condizioni politiche delle nazioni", una simile proposizione ha solo
il seguente significato: Noi borghesi tedeschi non vogliamo essere sfruttati
dalla borghesia inglese nel modo in cui tu proletario tedesco viene sfruttato
da noi e nel modo in cui noi ci sfruttiamo l'un l'altro. Noi non vogliamo
assoggettare noi stessi alla stessa legge del valore di scambio cui noi vi
assoggettiamo. Non vogliamo più riconoscere fuori dal paese quelle leggi
economiche che riconosciamo all'interno del paese.
[8] Che cosa vuole il filisteo tedesco? Vuole essere un
borghese, uno sfruttatore, dentro il paese, ma vuole anche non essere sfruttato
fuori dal paese. Si gonfia nel suo essere la "nazione" nei confronti
dei paesi stranieri e dice: Non mi sottometto alle leggi della concorrenza; ciò
è contrario alla mia dignità nazionale; in quanto nazione sono un essere
superiore al bottegaio.
La nazionalità del lavoratore non è francese, né inglese, né
tedesca, è il lavoro, libera schiavitù, auto-vendita. Il suo governo non è
francese, né inglese, né tedesco, è il capitale. La sua aria natia non è né
francese, né inglese, né tedesca, è l'aria della fabbrica. La terra cui
appartiene non è né francese, né inglese, né tedesca, si trova pochi metri
sotto il terreno. All'interno del paese, il denaro è la patria degli
industrialisti. Perciò, il filisteo tedesco vuole che le leggi della
concorrenza, del valore di scambio, del bottegaio, perdano il loro valore alle
barriere della frontiera del suo paese! Egli è disposto a riconoscere il potere
della società borghese solo nella misura in cui si accorda ai suoi interessi,
agli interessi della sua classe! Non vuole rimanere vittima del potere cui
vuole sacrificare gli altri, e cui sacrifica egli stesso dentro il suo proprio
paese! Fuori dal paese vuole mostrarsi ed essere trattato come un essere diverso
da quello che è dentro il paese e da come si comporta dentro il paese! Vuole
lasciare in piedi le cause ed abolire gli effetti! Noi gli proveremo che
vendere sé stessi dentro il paese ha come necessaria conseguenza vendersi fuori
dal paese, che la concorrenza, la quale gli dà il suo potere dentro il paese,
non può proteggerlo dal diventare privo di potere fuori dal paese; che lo
Stato, che è subordinato alla società borghese dentro il paese, non può
proteggerlo dall'azione della società borghese fuori dal paese.
Per quanto i singoli borghesi combattano gli uni contro gli
altri, come classe i borghesi hanno un interesse comuna, e tale comunità di
interesse, che è rivolto contro il proletariato dentro il paese, fuori dal
paese è diretto contro la borghesia delle altre nazioni. Questo è ciò che la
borghesia chiama la sua nazionalità.
2) Naturalmente, è possibile guardare all'industria da un
punto di vista completamente differente da quello del sordido interesse
usuraio, secondo il quale l'industria viene guardata non solo dal mercante
individuale e dal produttore individuale, ma anche dalle nazioni manifatturiere
e dalle nazioni commercianti. L'industria può essere vista come un grande
laboratorio in cui l'uomo prende per la prima volta possesso delle proprie forze
e delle forze della natura, oggettivando sé stesso e creando per sé stesso le
condizioni per un'esistenza umana. Quando l'industria viene considerata in
questo modo, si astrae dalle circostanze in cui essa oggi opera, ed in cui
esiste come industria; non è un punto di vista portato dall'interno dell'epoca
industriale, ma al di sopra; l'industria viene considerata non per quello che
essa oggi è per l'uomo, ma per quello che l'uomo di oggi è per la storia umana,
per cosa egli è storicamente; non è la sua esistenza presente (non è
l'industria come tale) quella che viene riconosciuta, ma piuttosto il potere
che l'industria ha senza volerlo e senza saperlo, il potere che la distrugge e
che crea le basi per un'esistenza umana. (Assumere che ogni nazione passi attraverso
questo sviluppo interno sarebbe altrettanto assurdo dell'idea che ogni nazione
è destinata ad attraversare lo sviluppo politico della Francia e lo sviluppo
filosofico della Germania. Quello che le nazioni hanno fatto in quanto nazioni,
lo hanno fatto per la società umana; tutto il loro valore consiste solamente
nel fatto che ciascuna singola nazione ha realizzato, nel quadro in cui
l'umanità ha compiuto il suo sviluppo, a beneficio delle altre nazioni uno dei
principali aspetti storici (una delle principali decisioni), e quindi dopo che
è stata sviluppata l'industria in Inghilterra, la politica in Francia e la
filosofia in Germania, tutte queste cose sono state sviluppate per il mondo, ed
il loro significato storico per il mondo, così come per quello di queste
nazioni, è in tal modo arrivato ad una fine.
Questa valutazione dell'industria è perciò allo stesso tempo
il riconoscimento che per essa è arrivata l'ora di essere abolita, ovvero è
arrivata l'ora per l'abolizione delle condizioni materiali e sociali in cui
l'umanità ha sviluppato le proprie abilità in quanto schiava. Nel momento in
cui l'industria non viene più considerata come un interesse usuraio, ma così
come lo sviluppo dell'uomo, l'uomo, invece che dall'interesse usuraio, è fatto
dal principio e quello che l'industria potrebbe sviluppare soltanto in
contraddizione con l'industria stessa fornisce le basi che sono in armonia con
quello che dev'essere sviluppato.
Ma l'individuo infelice che [nella sua idea] si trova nel
sistema attuale, e che desidera solo elevarsi ad un livello che non è ancora
stato raggiunto nel suo paese, che guarda con avida invidia ad un'altra nazione
che ha raggiunto questo livello - quest'individuo infelice ha il diritto di
vedere nell'industria nient'altro che l'interesse usuraio? Ha il diritto di
dire che a lui interessa solo lo sviluppo dell'abilità umana e il dominio
dell'uomo sulle forze della natura? Riguardo a questo è altrettanto vile del
negriero che fa schioccare la sua frusta sugli schiavi perché gli schiavi
dovrebbero essere compiaciuti di poter esercitare i loro muscoli. Il filisteo
tedesco è lo schiavista che schiocca la frusta delle tariffe protettive per
instillare nella sua nazione lo spirito della "educazione
industriale" (*9) ed insegnarle ad esercitare il suo potere
muscolare.
La scuola di Saint-Simon ha glorificato in ditirambi la
potenza produttiva dell'industria. Le forze che l'industria chiama
all'esistenza vengono accomunate all'industria stessa, che è come dire, alle
attuali condizioni di esistenza che l'industria impone a queste forze. Siamo
naturalmente lontani dal mettere i sansimonisti sullo stesso livello del
filisteo tedesco. Il primo passo per rompere l'incantesimo gettato
sull'industria è stato quello di astrarre dalle condizioni, i vincoli del
denaro, in cui le forze dell'industria oggi operano ed esaminare queste stesse
forze. Questo è stato il primo appello al popolo per emancipare la loro
industria dall'usura e comprendere l'industria attuale come un'epoca di
transizione. I sansimonisti, del resto, non si fermavano a questa
interpretazione. Sono andati più lontano - attaccando il valore di scambio, la
proprietà privata, l'organizzazione delle società odierna. Hanno messo
l'associazione davanti alla concorrenza. Ma sono stati punti per il loro errore
originario. Non solo hanno fatto in modo che la confusione summenzionata li
portasse ancora più lontano nell'illusione di vedere lo sporco borghese come un
sacerdote, ma hanno anche fatto sì, dopo le prime lotte esterne, che
ricadessero nella vecchia illusione (confusione) - ma questa volta ipocritamente,
dal momento che proprio nella lotta la contraddizione fra le due forze su cui
avevano fatto confusione era diventata evidente. La loro glorificazione
dell'industria (delle forze produttive dell'industria) divenne una
glorificazione della borghesia e Monsieur Michel Chevalier, Monsieur Duveyrier,
Monsieur Dunoyer resero ridicoli loro stessi e la borghesia agli occhi di tutta
l'Europa - doopo di che le uova marce che la storia aveva gettato loro in
faccia vennero trasformate in uova d'oro dalla magia della borghesia - dacché
il primo dei nomi suelencati aveva conservato le vecchie frasi ma le aveva
aggiornate con il contenuto del regime borghese attuale, il secondo si era egli
stesso impegnato nell'usura su grande scale e presiede alla vendita dei giornali
francese, mentre il terzo è diventato il più rabbioso apologista del presente
stato degli affari e sorpassa in disumanità (in spudoratezza) tutti i
precedenti economisti inglesi e francesi. - La borghesia tedesca ed Herr List
cominciano dove la scuola di Saint-Simon ha lasciato - con ipocrisia, inganno
ed allarmismo.
La tirannia industriale dell'Inghilterra sul mondo è il
dominio dell'industria sul mondo. L'Inghilterra ci domina perché l'industria ci
domina. Potremo liberarci dalla straniera Inghilterra solamente se libereremo
noi stessi dall'industria in patria. Saremo in grado di porre fino al dominio
inglese nella sfera della concorrenza solo se supereremo la concorrenza dentro
i nostri confini. L'Inghilterra ha potere su di noi perché noi abbiamo dato
all'industria potere su di noi.
3) Che l'ordine sociale industriale è il mondo migliore per
il borghese, l'ordine più adatto a sviluppare la sua "abilità" in
quanto borghese e l'abilità a sfruttare sia le persone che la natura - chi
contesterà questa tautologia? Chi contesterà che tutto ciò che oggi viene
chiamata virtù è la fonte del profitto per il borghese? Chi contesterà che il
potere politico è un mezzo per il suo arricchimento, che anche la scienza ed i
piaceri intellettuali sono i suoi schiavi? Chi lo contesterà? Che per lui ogni
cosa viene in maniera eccellente [adattata...]? Che per lui ogni cosi è
diventata un mezzo di ricchezza, una "forza produttrice di
ricchezza"?
4) La moderna economia politica parte dal sistema della
concorrenza. Il lavoro libero, vale a dire, la schiavitù indiretta che si offre
in vendita, è il suo principio. Le sue proposte principali sono la divisione
del lavoro e la macchina. E questo fa sì che il suo più alto sviluppo avviene
solo nelle fabbriche, come ammette la stessa economia politica moderna. Quindi
l'economia politica parte oggi dalle fabbriche in quanto principio creativo.
Essa presuppone le condizioni sociali odierne. Quindi non ha bisogno di
dilungarsi sulla "forza manifatturiera". (*10)
Se la "Scuola" non ha fatto alcuna
"elaborazione scientifica" (*11) della teoria delle forze
produttive insieme e separatamente alla teoria del valore di scambio, ciò è
avvenuto perché una tale separazione è un'astrazione arbitraria, dal momento
che è impossibile e non può andare al di là di frasi generali.
5) "Le cause della ricchezza sono qualcosa di assai differente dalla ricchezza stessa. La forza capace di creare ricchezza è infinitamente più importante della ricchezza stessa" [List, op. cit., p. 201].
La forza produttiva appare come un'entità infinitamente
superiore al valore di scambio. Questa assume la posizione di essenza
interiore, mentre il valore di scambio assume la posizione do un fenomeno
transitorio. La forza appare come infinito, il valore di scambio come finito,
il primo come non-materiale, il secondo come materiale - e noi troviamo in Herr
List tutti queste antitesi. Quindi il mondo soprannaturale delle forze prende
il posto le mondo materiale del valore di scambio. Mentre le bassezze di una
nazione che sacrifica sé stessa per il valore di scambio, di persone che che
vengono sacrificate per le cose, è abbastanza ovvio, dall'altra parte, appaiono
esserci delle essenze spirituali indipendenti - fantasmi - e pure
personificazioni, divinità, e dopo tutto si potrebbe benissimo chiedere che il
popolo tedesco sacrifichi il cattivo valore di scambio per dei fantasmi! Un
valore di scambio, denaro, appare essere sempre un obiettivo esterno, ma la
forza produttiva sembra essere un obiettivo che sgorga dalla mia stessa natura,
un auto-obiettivo. Quindi, ciò che io sacrifico nella forma del valore di
scambio è qualcosa che mi è esterno; quello che guadagno sotto forma di forze
produttive è la mia auto-acquisizione. - Questo è quello che sembra avvenire se
si è soddisfatti di una parola o, come un'idealista tedesco, non ci si
preoccupa della sporca realtà che si trova dietro questa parola magniloquente.
Per poter distruggere la mistica radianza che trasfigura la
"forza produttiva", basta solo consultare un qualsiasi vocabolario.
Vi si può leggere della forza produttrice dell'acqua (water-power) del vapore
(steam-power), della manodopera (manpower), dei cavalli di potenza
(horse-power). Tutte queste sono forze produttive. E' un alto apprezzamento
dell'uomo, comprenderlo come "forza" insieme ai cavalli, al vapore e
all'acqua?
Nell'attuale sistema, se una colonna vertebrale storta,
membra storte, uno sviluppo solo di una parte del corpo ed il rafforzamento
solo di alcuni muscoli, ecc., ti rende più capace di lavorare (più produttivo),
allora la tua spina dorsale storta, le tue membra deformi, il tuo movimento
muscolare solo da una parte sono tutte forze produttive. Se la tua vacuità
intellettuale è più produttiva della tua abbondante attività intellettuale,
allora la tua vacuità intellettuale è una forza produttiva, ecc., ecc., ecc..
Se la monotonia di un'occupazione ti rende più adatto per quella occupazione,
allora la monotonia è una forza produttiva.
Il borghese, il padrone di fabbrica, è affatto preoccupato
che il lavoratore sviluppi tutte le sue abilità, esercitando le sue capacità
produttive, realizzando sé stesso come essere umano, e quindi realizzando allo
stesso tempo la sua natura umana?
Lasciamo che sia il Pindaro inglese del sistema di fabbrica,
Mr. Ure, a rispondere a questa domanda:
"Infatti, l'obiettivo costante e la tendenza di ogni miglioramento dei macchinari è quello di sostituire del tutto il lavoro umano, o diminuirne il costo, sostituendo l'industria delle donne e dei bambini a quella degli uomini; o sostituendo gli artigiani qualificati con i lavoratori ordinari" (Philosophie des manufactures, etc., Paris, 1836, t. I, p. 34). "A causa delle debolezza della natura umana accade che il più abile dei lavoratori tende a diventare non-cooperativo ed intrattabile, e, naturalmente, il meno adatto a funzionare come componente di un sistema meccanico ... quindi [il punto principale] del produttore moderno è, attraverso l'unione di capitale e scienza, ridurre nelle persone che lavorano l'esercizio di vigilanza e destrezza, ecc." (loc. cit., t. 1, p. 30).
FORZA, FORZA PRODUTTIVA, CAUSE
"Le cause della ricchezza sono qualcosa di assai differente dalla ricchezza stessa."
Ma se l'effetto è differente dalla causa, non deve, la natura dell'effetto, essere già contenuta nella causa? La causa deve già portare con se l'aspetto determinante che viene più tardi manifestato nell'effetto. La filosofia di Herr List arriva solo a capire che la causa e l'effetto sono "qualcosa di assai differente".
["La forza capace di creare ricchezza è infinitamente più importante della stessa ricchezza."]
E' una raffinata considerazione sull'uomo che lo degrada a
"forza" capace di creare ricchezza! Il borghese vede nel proletariato
non un essere umano, ma una forza capace di creare ricchezza, una forza che del
resto egli può confrontare con altre forze produttive - un animale, una
macchina - e se il confronto risulta sfavorevole per l'uomo, la forza di cui
l'uomo è portatore deve fare posto alla forza di cui il portatore è un animale
od una macchina, sebbene in questo caso l'uomo può ancora avere (godere) il
privilegio di apparire come una "forza produttiva".
Se caratterizzo l'uomo come un "valore di
scambio", quest'espressione implica già che le condizioni sociali lo hanno
trasformato in una "cosa". Se lo tratto come una "forza
produttiva", sto mettendo al posto del soggetto reale un soggetto diverso,
lo sto sostituendo con un'altra persona, ed egli adesso esiste solo come causa
di ricchezza.
L'intera società umana diventa semplicemente una macchina
per la creazione di ricchezza.
La causa non è in alcun modo superiore all'effetto.
L'effetto è semplicemente la causa apertamente manifestata.
List finge di essere sempre interessato alle forze
produttive per il loro bene, contro i cattivi valori di scambio.
Viene gettata un po' di luce per noi sull'essenza delle
attuali "forze produttive" quando si dice che nello stato presente
degli affari la forza produttiva consiste non solamente nel - per esempio -
rendere più efficiente il lavoro dell'uomo o rendere più efficaci le forze
naturali e sociali, ma è in egual misura rendere il lavoro più a buon mercato o
più improduttivo per il lavoratore. Quindi la forza produttiva fin dall'inizio
è determinata dal valore di scambio. Ed è in egual misura un incremento di ...
[III. Dal Capitolo III Il problema della rendita fondiaria]
... [22] la rendita fondiaria sparisce. Questi prezzi del
grano sempre più alti - dal momento che il lavoratore consuma sempre un certo
ammontare di grano, per quanto caro esso possa essere, e quindi il suo salario
nominale cresce anche se in realtà decresce - devono essere detratti dai
profitti dei signori industriali; Ricardo è abbastanza saggio da assumere che i
salari non possono essere ulteriormente depressi. Perciò, quando c'è un aumento
del prezzo del grano, ne consegue una riduzione dei profitti ed un incremento
nei salari, senza che questi ultimi si incrementino realmente. Tuttavia,
l'incremento del prezzo del grano fa aumentare i costi di produzione degli
industriali, rendendo cos' più difficile per loro l'accumulazione e la
competizione, in una parola, paralizza la forza produttiva del paese. Pertanto,
il cattivo "valore di scambio", che entra sotto forma di rendita
fondiaria nelle tasche dei proprietari terrieri senza alcun vantaggio (a grande
detrimento) per la forza produttiva del paese, deve in una maniera o nell'altra
essere sacrificato al bene generale - per mezzo del libero commercio del grano,
spostando da parte dello Stato tutte le tasse sulla rendita, o sulla proprietà
terriera (a questa conclusione sono arrivati, fra gli altri, [James] Mill,
Hilditch e Cherbuliez).
Herr List, naturalmente, non osa parlare all'aristocrazia
terriera tedesca di questa spaventosa conseguenza della forza produttiva
industriale per la proprietà terriera. Allora, egli rimprovera Ricardo, che ha
rivelato tali spiacevoli verità, e gli attribuisce il punto di vista opposto,
quello dei fisiocratici, secondo cui la rendita fondiaria non è altro se non
una prova della naturale forza produttiva della terra, e così facendo lo
falsifica.
List:
"In generale, a partire da Adam Smith, la Scuola è stata sfortunata nelle sue ricerche sulla natura della rendita. Ricardo, e insieme a lui Mill, McCulloch ed altri, sostengono che la rendita viene pagata per la naturale produttività inerente agli appezzamenti di terreno. Ricardo a basato tutto il suo sistema su un tale punto di vista... Dal momento che egli considera solo le condizioni inglesi, è stato tratto in inganno assumendo l'erroneo punto di vista che questi campi aratui e prati inglesi, a causa della loro apparente produttività naturale per cui oggi viene pagata una bella rendita, siano sempre stati gli stessi campi arati e prati" (p.360).
Ricardo:
"Se il surplus di produzione che la terra offre sotto forma di rendita ha un vantaggio, sta nel fatto che è auspicabile che, ogni anno, i macchinari di nuova costruzione siano meno efficienti di quelli più vecchi, dal momento che questo dare indubbiamente un maggior valore di scambio ai beni prodotti... nel regno; e verrebbe pagata una rendita a tutti coloro che posseggono i macchinari più produttivi" (Des principes de l'économie politique, etc., Paris, 1835, t. I, p. 77).
"La ricchezza cresce più rapidamente in quei paesi... dove attraverso miglioramenti nell'agricoltura, la produzione può essere moltiplicata senza alcun incremento nella quantità proporzionale di lavoro, e dove di conseguenza il progresso della rendita è solo graduale" (p.81 et seq.).
Quindi, in relazione alla nobiltà, Herr List non osa mettere
in scena il suo gioco di ombre con le "forze produttive". Egli vuole
adescare questa nobiltà con "valori di scambio" e quindi calunnia la
Scuola di Ricardo, che non ha mai giudicato la rendita fondiaria dal punto di
vista della forza produttiva, né giudica quest'ultima dal punto di vista del
moderno sistema di fabbrica su larga scala.
Perciò Herr List è doppiamente un bugiardo. Nondimeno, noi
non dobbiamo fare ad Herr List un'ingiustizia in questa materia. In una grande
fabbrica di Württemberg (a Köchlin, se non erro) il re [Guglielmo I] di
Württemberg partecipava all'impresa, avendo investito una grande somma di
denaro nella fabbrica. Nelle fabbriche di Württemberg, così come in misura
maggiore o minore in quelle di Badenm la nobiltà terriera gioca un ruolo
importante nel possesso di azioni. Qui, dunque, la nobiltà partecipa
monetariamente alla "forza manifatturiera", non in quanto proprietari
terrieri ma come borghesi e manifatturieri essi stessi, e...
... [24] crescono le "forze produttive" e la
"continuità e permanenza della produzione" di tutta una generazione -
la Lista Comunista travestita ci insegna anche questo - e c'è pertanto anche
una caratteristica ereditaria della generazione e non signori industriali
(vedi, ad esempio, Bray (*12)).
In Inghilterra, venivano assicurate ai proprietari terrieri
alte rendite fondiarie solo rovinando i fittavoli e riducendo il livello dei
braccianti (veri e propri mendicanti) a quello della povertà irlandese. Tutto
ciò nonostante le varie Leggi sul Grano, e senza tenere conto del fatto che i
proprietari terrieri nel ricevere la rendita erano spesso obbligati a
permettere ai fittavoli lo sgravio da un terzo a metà della rendita. A partire
dal 1815, erano state promulgate tre diverse Leggi sul Grano per migliorare la
posizione dei fittavoli ed incoraggiarli. Durante questo periodo, cinque
parlamentari, si riunivano in commissione per stabilire l'esistenza di
difficoltà nel settore agricolo e per investigarne le cause. La continua rovina
dei fittavoli, da una parte, nonostante il totale (pieno) sfruttamento dei
braccianti e la maggior riduzione possibile dei loro salari, e, dall'altra
parte, la frequente necessità da parte dei proprietari terrieri a rinunciare a
parte della rendita, sono la prova che essi stessi, nemmeno in Inghilterra -
nonostante tutte le industrie manifatturiere - avessero delle alte rendite
fondiarie ben supportate. In quanto, dal punto di vista economico, non si può
considerare come rendita fondiaria quando parte dei costi di produzione, (*13) per
mezzo di accordi e di altre circostanze che si trovano fuori dalla sfera
dell'economia, vengono prelevate dalle tasche del proprietario invece che da
quelle del fittavolo. Se il proprietario stesso avesse coltivato la sua terra,
egli avrebbe certamente fatto attenzione a non ascrivere parte del profitto
ordinario da capitale alla voce "rendita fondiaria".
Scrittori del 16°, 17° ed anche dei primi due terzi del 18°
secolo, consideravano ancora l'esportazione del grano fatta dall'Inghilterra
come la fonte principale della sua ricchezza. La vecchia industria inglese - il
cui ramo principale era l'industria tessile, ed i cui rami meno importanti
lavoravano per lo più materiale fornito dallo stesso ramo principale - era
interamente subordinata all'agricoltura. La sua materia prima principale era il
prodotto dell'agricoltura inglese. Quindi, come se fosse un'ovvietà,
l'industria promuoveva l'agricoltura. Più tardi, quando il sistema di fabbrica
fu propriamente sviluppato, in un breve spazio di tempo cominciò a farsi
sentire la necessità di dazi doganali sul frumento. Ma rimasero nominali. La
crescita rapida della popolazione, l'abbondanza di terreno fertile che doveva
ancora essere reso coltivabile, le invenzioni, dapprima, certamente, alzarono
anche il livello dell'agricoltura. Essa approfittò in special modo delle guerre
contro Napoleone, che avevano stabilito un sistema regolare di divieti. Ma il
1815 rivelò quanto poco si fossero realmente sviluppate le "forze produttive"
dell'agricoltura. Ci fu una levata di scudi generale da parte dei proprietari e
dei fittavoli, e vennero emanate le attuali Leggi sul Grano. E' nella natura
della moderna fabbrica industriale, innanzitutto, allontanare l'industria dal
suolo natio, poiché essa elabora principalmente materie prime provenienti
dall'estero e si basa sul commercio con l'estero. E' nella natura
dell'industria [secondariamente] portare la popolazione a crescere secondo un
rapporto che, nel sistema di proprietà privata, non corrisponde allo
sfruttamento del suolo, è inoltre nella sua natura, se dà luogo a Leggi sul
Grano, come ha sempre finora fatto in Europa, convertire i contadini in
proletari assai più poveri per mezzo di alte rendite fondiarie e metodi
industriali di sfruttamenti della proprietà terriera. Se, d'altra parte,
avviene con successo che riesca a prevenire la promulgazione delle Leggi sul
Grano, allora mette in coltivazione una massa di terra, assoggetta i prezzi del
grano a contingenze esterne, ed aliena completamente il paese [entäussert das
Land völlig] facendo in modo che il mezzo di sussistenza più essenziale dipenda
dal commercio, che mina la proprietà fondiaria in quanto fonte indipendente di
proprietà. Quest'ultima cosa è l'obiettivo della Anti-Corn-Law League in
Inghilterra e del movimento anti-rendita in Nord America, in quanto la rendita
fondiaria è espressione economica della proprietà terriera. Pertanto i Tories
richiamano continuamente l'attenzione sul pericolo che l'Inghilterra venga resa
dipendente per quanto riguarda i suoi mezzi di sussistenza, per esempio, dalla
Russia.
L'industria di fabbrica - naturalmente, qui non contano
paesi come il Nord America che possiede ancora un'enorme quantità di terra che
può essere coltivata (e i dazi protettivi non incrementano in nessun modo
l'ammontare della terra) - ha di certo la tendenza a paralizzare la forza
produttiva del suolo, non appena lo sfruttamento di questo ha raggiunto un
certo livello, così come, dall'altra parte, lo svolgimento dell'agricoltura
secondo le linee della fabbrica ha la tendenza ad espellere le persone ed a
convertire tutta la terra - naturalmente, entro certi limiti - in pascolo, di
modo che il bestiame prenda il posto delle persone.
La teoria di Ricardo circa la rendita fondiaria, in poche
parole, consiste in quanto segue:
La rendita fondiaria non aggiunge niente alla produttività
della terra. Al contrario, la rendita fondiaria crescente è la prova che la
forza produttiva della terra è in calo. Essa è infatti determinata dal rapporto
fra l'area di terra adatta alla coltivazione ed il numero di persone ed il
livello di civiltà in generale. Il prezzo del grano è determinato dal costo di
produzione sul terreno meno fertile che dev'essere coltivato per andare
incontro ai bisogni delle persone. Se si deve sfruttare la terra di qualità
inferiore, o se devono essere utilizzate quote di capitale, sullo stesso pezzo
di terra, con resa minore, allora il proprietario della terra più fertile vende
i suoi prodotti allo stesso caro prezzo cui li vende il contadino che ha la
terra peggiore. Egli intasca la differenza fra il costo di produzione sulla
terra migliore ed il costo di produzione sulla terra meno fertile. Così, meno
produttivo è il terreno che viene coltivato, o minore il rendimento della seconda
e terza quota di capitale investito nello stesso pezzo di terra, detto in poche
parole, tanto più decresce la forza produttiva relativa della terra, tanto più
cresce la rendita fondiaria. La terra resa fertile ovunque....
IV. Herr List e Ferrier
Il libro di Ferrier, sotto-ispettore delle dogane sotto
Napoleone, "Del governo considerato nei suoi rapporti col commercio",
Parigi, 1805, è l'opera da cui Herr List ha copiato. Nel libro di List non vi è
una sola idea di base che non sia stata detta, e detta meglio, dal libro di
Ferrier.
Ferrier era uno degli ufficiali di Napoleone. Aveva difeso
il Sistema Continentale. Non parlava del sistema di protezione ma del sistema
di proibizione. Lungi dal pronunciarsi per un'unione di tutte le nazioni o per
una pace eterna nel paese. Né, naturalmente, c'era una sola frase socialista.
Riportiamo un breve estratto dal suo libro al fine di fare luce sul fonte
segreta della saggezza di List. Mentre Herr List falsifica Louis Say di modo da
poterlo presentare come un suo alleato, in nessun modo, dall'altra parte, cita
Ferrier, che ha copiato dovunque. Ha voluto portare il lettore su una falsa
pista.
Abbiamo già citato il giudizio di Ferrier su Smith. Ferrier
aderisce al vecchio sistema di proibizioni, ma lo fa più onestamente.
Intervento di Stato. La Parsimonia delle Nazioni
"Esiste una
parsimonia ed una stravaganza (prodigalità) delle nazioni, ma una nazione è
stravagante o parsimoniosa solo relativamente ad altri popoli"
(p.143).
"E' falso che
l'uso del capitale, più proficuo per la persona che lo possiede, sia
necessariamente anche il più proficuo per l'industria... L'interesse dei
capitalisti, lungi dal coincidere con l'interesse generale, è quasi sempre in
opposizione ad esso" (pp.168, 169).
"Esiste una
parsimonia delle nazioni, ma è assai diversa da quella di Smith... Essa
consiste nel comprare prodotti stranieri solamente nella misura in cui essi
possono essere pagati per mezzo dei propri prodotti. A volte questa consiste
nel rinunciarvi del tutto" (pp. [1741,175).
Forze produttive e valore di scambio
"I principi della parsimonia della nazioni che Smith ha stabilito (fissato) sono tutti basati sulla distinzione fra lavoro produttivo e lavoro improduttivo... Tale distinzione è essenzialmente scorretta. Non esiste lavoro improduttivo" (p.141).
"Egli" (Garnier) "ha visto nell'argento soltanto il valore dell'argento, senza pensare alla sua proprietà, come denaro, di rendere la circolazione più attiva e, di conseguenza, moltiplicare i prodotti del lavoro" (p.18). "Perciò, quando i governi cercano di prevenire il deflusso di denaro... questo non avviene a causa del suo valore... ma perché il valore che viene ricevuto in cambio di esso non può avere lo stesso effetto nella circolazione... in quanto esso non può causare una nuova creazione ad ogni transazione" (pp.22, 23). "La parola 'ricchezza', così come viene applicata al denaro che circola come denaro, dev'essere compresa a partire dagli atti di riproduzione che facilita... ed in questo senso un paese arricchisce sé stesso quando incrementa la quantità della sua moneta, poiché così facendo incrementa attraverso la moneta tutte le forze produttive del lavoro" (p.71). "Quando viene detto che un paese può stabilire (spendere) un bilancio di due miliardi,... ciò che questo significa è che il paese ha i mezzi, con l'ausilio di questi due miliardi, per sostenere una circolazione 10, 20, 30 volte più grande in valori o, che poi è la stessa cosa, che può produrre questi valori. Sono questi mezzi di produzione, che il paese deve al denaro, che vengono chiamati ricchezza" (p.22).
Vedete: Ferrier distingue il valore di scambio posseduto dal
denaro rispetto alla forza produttiva del denaro. A prescindere dal fatto che
in generale egli chiami ricchezza i mezzi di produzione, in ogni caso non c'è
niente di più facile che applicare a tutto il capitale la distinzione che egli
stabilisce fra il valore e la forza produttiva del denaro.
Ma Ferrier va ancora più lontano, egli difende il sistema di
proibizioni, generalmente sul terreno per cui esso salvaguarda per le nazioni i
loro mezzi di produzione:
"Così le proibizioni sono utili ogni qual volta rendono più facile per le nazioni acquisire i mezzi per soddisfare i loro bisogni... Io paragono una nazione che compra con i suoi soldi merci estere che potrebbe produrre essa stessa, sebbene di peggior qualità, con un giardiniere che, insoddisfatto della frutta che raccoglie, voglia comprare frutta più succosa dai suoi vicini, dando loro in cambio i suoi attrezzi per il giardinaggio" (p.288). "Il commercio estero è sempre vantaggioso quando si sforza di allargare il capitale produttivo. E' svantaggioso quando invece di moltiplicare il capitale ne richiede la sua alienazione" (pp-395-396).
Manifattura, Commercio
"Un governo dovrebbe promuovere commercio e fabbriche, preferendolo all'agricoltura? La questione rimane una di quella su cui governi e scrittori non possono concordare" (p.73).
"Il progresso dell'industria e del commercio è legato a quello della civiltà, delle arti, delle scienze e del trasporto. Un governo, che non può fare quasi niente per l'agricoltura, non può fare quasi niente per l'industria. Se una nazione ha abitudini o gusti in grado di impedire il suo sviluppo, il governo deve usare tutti i suoi mezzi per combatterli" (p.84).
"Il vero mezzo per incoraggiare l'agricoltura è quello di incoraggiare la manifattura" (p.225). "Il suo dominio" (quello dell'industria, con cui M. Ferrier intende industria manifatturiera) "non è limitato, sia per quel che concerne i suoi successi sia per i suoi mezzi di miglioramento... Di vasta portata come l'immaginazione, e come l'immaginazione mobile e feconda, la sua potenza creativa non ha altri limiti che quelli stessi della mente umana, dalla quale riceve quotidianamente un fresco splendore [fresh éclat]" (p. 85).
"La vera fonte di ricchezza per una nazione agricola-manifatturiera p la riproduzione ed il lavoro. Essa deve applicare a tal fine il suo capitale e dev'essere preoccupata di trasportare e vendere le proprie merci prima di impegnarsi nel trasporto e nella vendita delle merci di altre nazioni" (p.186). "Questa crescita della ricchezza umana va attribuita in primo luogo al commercio interno, il quale precede di gran lunga lo scambio fra nazione e nazione" (p.145). "Secondo Smith stesso, di due capitali, di quello che viene investito nel commercio interno e di quello nel commercio estero, il primo dà all'industria del paese un supporto ed un incoraggiamento 24 volte maggiore" (p.[1451-146).
Ma M. Ferrier almeno capisce che il commercio interno non
può esistere senza il commercio estero (loc. cit.).
"Se alcuni privati importano dall'Inghilterra 50mila pezzi di velluto, guadagneranno una grande quantità di denaro da questa transizione e saranno in grado di commercializzare i loro prodotti. Ma essi riducono l'industria del loro paese ed espellono dal lavoro 10mila operai" (p. 170; cf. pp. 155, 156).
Come List, M. Ferrier richiama l'attenzione sulla differenza
fra le città impegnate nella manifattura ed il commercio e le città che
consumano solamente (p.91), ma così facendo egli è quanto meno abbastanza
onesto da riferirsi a Smith stesso. Egli fa riferimento al Methuen Treaty, (*14) così
caro ad Herr List, e alla sottigliezza del giudizio di Smith su quel trattato
(p.159). Abbiamo già visto come in generale quel giudizio di Smith coincida
quasi parola per parola con quello di List. Si veda anche sul trasporto
commerciale (p.186 et passim).
La differenza fra Ferrier e List sta nel fatto che il primo scrive
a sostegno di un'impresa di importanza storica mondiale - il Sistema
Continentale, laddove il secondo scrive a sostegno di una piccola borghesia
debole di mente.
Ammetterà
il lettore che tutto di Herr List è contenuto in nuce negli estratti di quello
che scrive Ferrier. Se, inoltre, si aggiungono le frasi che egli prende
in prestito dallo sviluppo dell'economia politica a partire da Ferrier, allora
tutto ciò che rimane è il vuoto idealizzante, la forza produttiva di ciò che
consiste di parole - e la furba ipocrisia del borghese tedesco in lotta per il
dominio,
Note
(*1) La parola "ostacolo", nel manoscritto, è
scritta sulla parola "inconveniente. E dopo nel testo, Marx usa
ripetutamente questo metodo di proporre delle varianti. Nella traduzione,
queste parole vengono messe fra parentesi subito dopo la parola cui la variante
si riferisce.
(*2) In metrica, il Molosso è un piede di tre sillabe
lunghe. Marx usa il termine ironicamente per descrivere il pesante stile di
List.
(*3) Il Tribunato era una delle quattro istituzioni
legislative introdotte in Francia con la Costituzione del 1799 dopo il colpo di
Stato del 18-19 Brumaio 1799, che stabilì la dittatura di Napoleone Bonaparte.
Il Tribunato venne abolito nel 1807.
(*4) Allusioni ironiche agli argomenti di List ed al
suo utilizzo delle parole. Le parole fra virgolette ("liberi, potenti e
ricchi borghesi") allude all'espressione di List, “das Aufkommen eines
freien, industriellen und reichen Bürgertums” (la nascita di una libera, industriale
e ricca borghesia) a pagina Lxvi del suo libro. A pagina Lxiv, List rivendica
il merito di aver mostrato alla piccola nobiltà tedesca quanto fosse
vantaggiosa per loro l'esistenza di una borghesia industriale "piena di
zelo" che lavorava per incrementare le rendite delle loro proprietà.
(*5) Nel medioevo tedesco, nel quadro delle rivolte
contadine, "il gallo rosso sul tetto" indicava il dare fuoco ai
castelli.
(*6) "Confederazione" è una delle parole
preferite di List. Egli parla di "confederazione delle varie
attività", "confederazione delle diverse conoscenze",
"confederazione delle varie forze".
(*7) A pagina 208 del suo libro, List illustra il suo
insegnamento circa le forze produttive ed i valori di scambio per mezzo
dell'esempio di due padri, ciascuno dei quali ha cinque figli e ciascuno
possiede una tenuta che gli dà una rendita che è di 1.000 talleri superiore a
quello che spende per il mantenimento della sua famiglia. Uno dei due padri
mette i suoi 1.000 talleri in una banca ad interesse e costringe i suoi figli a
svolgere dei lavori non qualificati; l'altro padre usa i suoi 1.000 talleri per
dare ai figli un'educazione di alto livello, cosicché diventino degli agronomi
o degli ingegneri altamente qualificati. Secondo List, il primo padre si
preoccupa dell'incremento dei valori di scambio, mentre il secondo si preoccupa
per l'incremento delle forze produttive. A pagina 209, List parla della
religione cristiana e della monogamia come una "ricca fonte di forza
produttiva".
(*8) List scrive: "Laboratori e fabbriche sono le
madri ed i figli della libertà civica, dell'educazione, delle arti e delle
scienze.
(*9) "Educazione industrial" è un'espressione
che List usa spesso.
(*10) Per "forza manifatturiera" (“die
Manufakturkraft”), List intende il potere produttivo della fabbrica
industriale. Ma spesso egli utilizza l'espressione semplicemente nel senso di
fabbrica industriale.
(*11) Un'allusione all'affermazione di List secondo cui
la sua "teoria delle forze produttive" dovrebbe essere elaborata scientificamente
(“wissenschaftlich auszubilden sei”) fianco a fianco con "la teoria del
valore di scambio" sviluppata dalla “Smith-Say school” (List, op. cit., p.
187).
(*12) Qui il riferimento è all'argomento di List, nel
capitolo 24 del suo libro, a proposito dell'importanza della
"continuità" e la "non-interruzione della produzione" nello
sviluppo della fabbrica industriale, la preservazione e la perfezione dei suoi
mezzi tecnici e della capacità produttiva dei lavoratori. Nel confrontare
questi argomenti con quelli di J.F. Bray, Marx ha in mente il libro di
quest'ultimo, Labour’s Wrongs and Labour’s Remedy; or the Age of Might and the
Age of Right, Leeds, 1839, che dimostra l'ingiustizia della proprietà
ereditaria dei capitalisti e dei proprietari terrieri in quanto classe
non-produttiva e parassitaria. In "Miseria della filosofia" (1847)
Marx caratterizza il punto di vista di Bray come comunista.
(*13) Il termine costi di produzione
(“Produktionskosten”) è usato da Marx nel senso del valore del prodotto.
(*14) Il Methuen Treaty era un trattato commerciale
concluso il 27 dicembre del 1703, fra Inghilterra e Portogallo (da Lord Methuen
per l'Inghilterra) - alleati nella guerra per la successione spagnola
(combattuta dalla coalizione anglo-austro-olandese contro la Francia e la
Spagna). Il trattato apriva pieno accesso in Portogallo alla lana inglese, in
cambio della quale il Portogallo riceveva il diritto ad esportare i propri vini
in Inghilterra a condizioni privilegiate. Nel suo libro, List sottolinea come questo
trattato sia stato sfavorevole al Portogallo.
Recomendamos consultar el artículo “Karl
Marx: Notes critiques sur Friedrich List” publicado en la revista Critique
Sociale, y relacionado con el tema propuesto en este trabajo