28/3/16

La Teoría de la Crisis de Marx — Su proceso de formación

Karl Marx ✆ John Minnon 
Makoto Itoh   /    La teoría de la crisis de Marx, tal como aparece en El Capital, constituye un punto focal de su crítica sistemática de la economía clásica. Para ella, la economía capitalista es un orden natural definitivo de la sociedad humana. A diferencia de los clásicos, la teoría de Marx plantea científicamente la ley del movimiento de la producción capitalista, con sus formas y mecanismos históricos. Sin esta teoría sistemática no podemos esclarecer la necesidad lógica de las crisis cíclicas, las cuales ponen de manifiesto la naturaleza contradictoria de la economía capitalista en todas sus complejas interrelaciones.

Al estudiar fenómenos de esta complejidad, el nivel de abstracción y su base empírica cobran particular importancia. La teoría de la crisis que se encuentra en El Capital fue desarrollada para demostrar como un principio básico la inevitabilidad de las crisis cíclicas, y fue erigida sobre la base empírica de las crisis cíclicas más típicas de mediados del siglo XIX, a saber, la base histórica más apropiada para abstraer los fundamentos de dichos fenómenos.

Una rilettura teorica e politica del Manifesto del Partito Comunista

Karl Marx & Friedrich Engels
✆ Ricardo Viera
«Lo spettro del comunismo ha cessato di inquietare l’Europa, ma il Manifesto non ha cessato di inquietare i rivoluzionari». Wal Suchting, What is Living and What is Dead in the Communist Manifesto?, p. 163.

Riccardo Bellofiore   |   Riprendere in mano, a centocinquant’anni dalla sua comparsa, il Manifesto del partito comunista può essere fatto con metodi e obiettivi diversi1. E’ possibile, evidentemente, collocare l’opuscolo nella temperie politica e culturale degli anni in cui vide la luce; come è possibile soggiacere alla tentazione di un confronto immediato tra il testo e la realtà che abbiamo di fronte. Un approccio “storico”, il primo; un approccio “attualizzante”, il secondo. Esemplare, in un certo senso, del primo è la riedizione della Einaudi, con la lunga e utile postfazione di Bruno Bongiovanni, mentre esemplare del secondo, è l’introduzione che Eric Hobsbawm ha premesso alla ristampa inglese della Verso, uscita anch’essa quest’anno. Entrambe, però, mettono bene in rilievo i rischi di operazioni del genere. Da una parte, la riduzione del Manifesto a “classico”, quando non a documento di un’altra epoca, con una nascosta, ma non meno efficace, sterilizzazione dell’impatto presente di quelle pagine. Dall’altra parte, all’opposto, la rivendicazione al Manifesto di una dimensione profetica, sia pure dimezzata: dove la profezia sta nell’avere anticipato - con la sola colpa di averlo fatto con troppo grande anticipo - i caratteri del capitalismo mondializzato dei nostri giorni; e il suo essere dimezzata sta nella spiacevole circostanza che, giusto quando le previsioni “analitiche” di Marx si sarebbero concretizzate, esse avrebbero al contempo distrutto il soggetto sociale che doveva farsi messaggero di una società futura, meno disumana e portatrice di una libertà più autentica nell’eguaglianza2 .