Karl Marx & John Maynard Keynes |
Giovanni Mazzetti | Nel corso del ristagno quarantennale che
stiamo attraversando il movimento ha ignorato questa differenza essenziale,
commettendo un errore del tutto analogo a quello dei precedenti rivolgimenti
storici. Marx definisce questo errore come un processo di “naturalizzazione”
della propria condizione e dei propri bisogni. E’ evidente, infatti, che se nei
bisogni che si cerca di soddisfare non c’è alcun problema, e cioè se le condizioni e il significato della loro
soddisfazione sono immediatamente intelligibili, la volontà così com’è
appare senz’altro un forza adeguata al perseguimento dello scopo. Uno sa quello
che vuole e come può ottenerlo, cosicché tutto si riduce ad un “fare”
corrispondente, e se le cose non vengono fatte ciò accade per la mancanza di
“una volontà politica” di agire. Se invece lo stesso prender corpo del bisogno
e le implicazioni della sua eventuale soddisfazione non sono immediatamente trasparenti,
perché conseguenza di svolgimenti contraddittori dello sviluppo, che hanno
fatto emergere condizioni nuove, che bisogna ancora imparare a metabolizzare,
tutto cambia. Come sottolinea Marx nella III tesi su Feuerbach, la
modificazione delle circostanze, che si vuole realizzare per soddisfare il
bisogno, “coincide”, in questo caso, con un processo di autotrasformazione dell’individualità sociale che solo se
interviene può renderla realizzabile.