26/5/15

Marx: Glosse marginali al ‘Manuale di economia politica’ di Adolph Wagner

Karl Marx
✆ Darren McAndrew 
Enrico Galavotti   |   Dai brevi appunti1  di Marx, che evidentemente quando si accingeva a leggere un testo di economia politica la prima cosa che andava a vedere erano le considerazioni sulla legge del valore, si evince immediatamente come A. Wagner, nel suo Manuale di economia politica, non avesse capito il nocciolo fondamentale del I libro del Capitale, ch'era lo sfruttamento del lavoro altrui intrinseco a tutte le leggi del capitalismo. Stesso giudizio negativo Marx lo esprime anche nei confronti di J. K. Rodbertus e di A. E. F. Schäffle, tedeschi come Wagner.

Ciò che differenziava gli economisti inglesi da Marx era la loro superficialità, ma ciò che differenziava gli economisti tedeschi da lui era la loro astrattezza. E infatti Marx più volte lo dice nelle Glosse: il valore, il valore di scambio, il valore d'uso non sono "soggetti"; l'unico vero soggetto è la "merce". Marx non voleva fare il "filosofo dell'economia in generale" ma il "fenomenologo critico dell'economia politica borghese e del capitalismo in particolare". Ecco perché, scrivendo il Capitale, era partito con la descrizione della merce. Se si parta dalla merce si arriva a capire che, nel capitalismo, tutto è anzitutto "merce", non anzitutto "denaro", anche se ovviamente non può esserci merce senza denaro (senza denaro c'è solo "valore d'uso", "autoconsumo"). È importante ribadire il primato della merce, in quanto nella storia le civiltà fondate sugli antagonismi sociali conoscevano il primato del "denaro", senza però conoscere quello della "merce", che invece è tipico del capitalismo, dove infatti anche chi lavora, la sua stessa forza-lavoro, è mercificata.

¿Escribió Karl Marx el texto sobre Simón Bolívar cuya autoría se le atribuye?

¿Cómo es posible que Marx hubiera escrito un artículo tan deforme, superficial, falso y volátil como el que se  atribuye sobre Bolívar?
 Cuando se escribió el articulo atribuido a Marx, hacía casi tres décadas que el proyecto anfictiónico bolivariano había sido liquidado con el visto bueno del gobierno norteamericano en expansión

Alberto Pinzón Sánchez   |   ¿Cómo, aquel pequeño hombre de levita azul y gorra de campaña. Aquel que viene en una mula. Ése es Bolívar? – Dijo el empenachado jefe supremo del ejército colonial español Pablo Morillo, cuando con más de 50 oficiales en uniforme de gala y sobre briosos caballos se disponía a recibir la comitiva de tan solo cuatro hombres que se aproximaba por la llanura polvorienta al caserío de Santana, a mitad de camino entre la villa de Trujillo y el puesto de Carache, a entrevistarse con él (el 27.11.1820), después de haber sido ratificados el día anterior los dos tratados, uno de armisticio y otro, redactado por el propio Bolívar, sobre la regularización de la guerra “entre los gobiernos de España y Colombia”.