Il Lato Cattivo |
La crisi attuale del modo di produzione capitalistico
è comprensibilmente portatrice di un nuovo interesse per Marx. Nel magma di
pubblicazioni – accademiche e non – che escono un po' ovunque, in Europa e
negli Stati Uniti ma non solo, non tardano a fare capolino anche lavori di un
certo interesse; che però – come spesso accade per ogni studio che sconfini
nella «marxologia» – hanno il difetto di voler scoprire e far scoprire il vero Marx, di contro a tutti i falsi Marx di un passato generalmente associato ai
brutti ricordi del «socialismo reale». Figlie di una teleologia che vede nella
storia l'affrontarsi del Vero e del Falso, simili ambizioni – per quanto
possano talvolta risultare
feconde – ci dicono molte più cose sui fantasmi degli Autori in questione e sul
loro tempo, che non su Marx stesso. Ogni generazione – scriveva molto
giustamente Karel Kosik inDialettica
del concreto (Bompiani, Milano 1965) – cerca e scopre
nel testo marxiano ciò di cui necessita per esercitare una presa teorica sul
proprio presente e, di
conseguenza, mette in rilievo certi aspetti di Marx per accantonarne altri;
ogni generazione, insomma, si abbevera alla fonte originaria per tradurla
(tradirla) una volta di più. Il Marx evoluzionista e progressista della Seconda
Internazionale era forse una semplice falsificazione?