Karl Marx ✆ A.D. |
Giorgio Cesarale | Della
ampia e stratificata opera di David Harvey, di questa singolare figura che si
colloca a metà fra urbanistica e teoria sociale, si conosce ormai molto, vista
la larga circolazione ottenuta da libri come La crisi della modernità, La
guerra perpetua e Breve storia del neoliberismo. Meno conosciuta, tuttavia, è
la sua attenta e proficua ricerca sulCapitale marxiano; ricerca che è,
peraltro, alla base delle tesi sostenute nelle opere appena menzionate. Ciò che
in prima battuta ci proponiamo in questo articolo è di esporre le linee
fondamentali di questa ricerca, valutandone meriti e specificità. In
conclusione, cercheremo di dire in quale direzione la rilettura del Capitalecompiuta
da Harvey ha influenzato il corso delle sue più recenti indagini teoriche.
Urbanesimo e
capitalismo
Della ermeneutica marxiana di Harvey si può dire che è
peculiare anzitutto l’ispirazione generale: nessun autore, fra coloro i quali
hanno recentemente provato a riattivare il contenuto problematico della critica
marxiana dell’economia politica, è stato più fermo di lui nel rivendicare
l’esigenza che sia sul terreno della analisi della crisi e delle
“contraddizioni” del capitalismo che debba essere verificata la validità
teorica di tale critica. Si tratta di un approccio che, pur comportando una
certa riduzione della molteplicità di temi e “aperture” problematiche che Marx
è venuto promuovendo nella sua matura critica dell’economia politica, non
determina una incongrua dogmatizzazione del dettato testuale marxiano: il Capitale è
anzi considerato come una sorta di cantiere a cielo aperto, come un testo pieno
di “empty boxes”, che occorre riempire di significati e contenuti.